Incontro pubblico, San Venanzio 14 aprile 2022.
Una comunità che sceglie di essere sostenibile: a San Venanzo idee e progetti per entrare nel futuro intercettando le risorse nazionali ed europee. Una scommessa da 50 milioni
Tutta la vitalità di un territorio considerato “marginale” (ma classificato dall’Unesco “riserva di biodiversità”) è emersa davanti agli occhi di chi ha preso parte all’incontro di presentazione sulla “Green community dell’Umbria Etrusca” che sta crescendo nella zona occidentale della regione a stretto contatto con la Toscana.
A San Venanzo (giovedì 14 aprile) si sono ritrovati i sindaci e assessori dei sei comuni che ne costituisco il nucleo promotore: Parrano, Ficulle, Fabro, Castel Viscardo, Allerona insieme a decine di operatori (molte le donne) economici locali.
Nella Serra comunale (antica villa Faina) è stata costruita una tappa del percorso di progettazione partecipata necessaria a definire i progetti che, potenzialmente, potrebbero intercettare fondi per un ammontare complessivo che potrebbe arrivare anche a 50 milioni di euro: Strategia nazionale aree interne e sviluppo sostenibile, Servizi ecosistemici, Pnrr, Strategia forestale nazionale, Patto Vato. Quadri di finanziamento descritti dalle dirigenti ministeriali (Stefani del Mipaf e Cossu della Transizione ecologica) che hanno partecipato, on line, all’iniziativa.
Prossima tappa: l’attivazione di tre laboratori di progettazione: bosco-acqua, agricoltura-turismo-produzione, benessere sociale.
Intorno al massiccio del Peglia si moltiplicano i segnali di recupero dei piccoli municipi: la comunità energetica rinnovabile a San Vito in Monte, le aziende agricole che stipulano contratti di rete nella frazione di Doglio: qui si sta lavorando per la costruzione di un molino olivicolo per le prime 10 aziende firmatarie con 450 ettari coperti da quasi 25mila piantoni.
Un desiderio di futuro incarnato da chi ha riaperto a Rotecastello un’osteria che sta facendo “tendenza” intrecciando la propria attività di ristorazione con “Wao” (we are one), festival musicale agostano che attrae nel “Parco dei Sette Frati” la zona quasi 5mila persone (più del 50% provenienti da fuori Italia) per i quattro giorni di programma.
C’è chi lavora (cooperativa Pane e Olio) a ricostruire la zootecnia a pascolo brado per dare luogo a pratiche di agricoltura “rigenerativa” nutrendo il terreno di tutte le componenti indispensabili alla fertilità: il tutto su oltre 1000 ettari di superficie demaniale.
Un quadro che va a intrecciarsi con l’attività ultradecennale del movimento Città Slow che da Orvieto tiene i fili di una rete fatta di 300 città in 32 paesi, di cui 92 in Italia. E ancora: l’Ecomuseo del Paesaggio. Da non trascurare la ripresa dell’attività da parte del Patto “Vato” di cui il presidente Marco Ciarini ha illustrato le dinamiche, dopo vari anni di appannamento: sono stati recuperati fondi non utilizzati da anni anche se destinati a progetti di sostegno alle realtà più periferiche.
I lavori della conferenza sono stati aperti e conclusi da Luca Lo Bianco, esperto di progettazione territoriale strategica. Partecipanti alla riflessione anche i sindaci di Panicale (Cherubini, attuale presidente dell’Unione comuni del Trasimeno) e il sindaco della prima “green community” italiana, Enrico Bini, a Castelnovo ne’ Monti (Appennino Reggiano).
Inviato il 8/07/2022