Iniziativa organizzata da Cgil Toscana, Ires Toscana, il Ponte e Fondazione Di Vittorio, Hilton Garden Inn, in via Sandro Pertini 2/9 (Sala San Donato), Firenze
IL PROGRAMMA (LA LOCANDINA)
Video della prima sessione (inizio al 38,50')
Video della seconda sessione (inizio al 13,20')
Giornata di lavori divisa in due sessioni, una mattutina e una pomeridiana. Ha detto Rossano Rossi: “Una iniziativa veramente di spessore e di grande necessità, in un contesto dominato dalla propaganda di regime del governo e dalla pavidità e dall’equilibrismo inconcepibile dell’opposizione, quando la maggioranza degli italiani è contro il riarmo, le spese militari e l’invio delle stesse armi. No alla guerra senza se e senza ma, nel nome del movimento operaio, di Papa Francesco, di Gino Strada e della nostra Costituzione”.
_______________________________________________________
PROGRAMMA DEI LAVORI
Presentazione dell’iniziativa: Rossano Rossi (Segretario Generale CGIL Toscana)
Introduzione: Gianfranco Francese, Responsabile Ufficio Programma CGIL Toscana
PRIMA SESSIONE: LA CORSA AL RIARMO E LE LOGICHE DELLA GEOPOLITICA
COORDINAMENTO: Maurizio Brotini, Presidente Ires Toscana
COMUNICAZIONI: Chiara Bonaiuti, Ires Toscana; Anna Maria Romano, Presidente Unifinance; Adolfo Pepe, Professore di Geopolitica
Pausa pranzo
SECONDA SESSIONE: IL CAPITALISMO GENERA LA GUERRA
COORDINAMENTO: Roberto Passini, Comitato Direttivo “Il Ponte”
COMUNICAZIONI: Francesco Sylos Labini, Fisico, Centro Enrico Fermi – Roma; Elena Basile, Ambasciatrice; Emiliano Brancaccio, Docente Politica Economica UniSannio
CONCLUSIONI: Francesco Sinopoli, Presidente Fondazione Di Vittorio
PRESENTAZIONE DELL’INIZIATIVA (FONTE: FONDAZIONE DI VITTORIO)
A Firenze riflettiamo sulle ragioni della guerra per costruire la Pace.
Il mondo è attraversato da una gravissima crisi di senso. L’umanità o meglio quella parte di umanità che ha più beneficiato in questo secolo dei processi capitalistici di accumulazione e dello sviluppo tecnologico, sta smarrendo il baricentro che sostanzia la sua vita sul pianeta Terra. La fraternità il terzo dei tre valori della rivoluzione francese che dà senso e ragione alle nostre vite è spento nella guerra mondiale sempre meno a pezzi come dice Bergoglio. Siamo alle porte di una escalation.
L’attenzione alla natura e all’ambiente che è la missione delle nostre generazioni per evitare la più grande delle tragedie possibili sembra compromessa dagli interessi consolidati dell’ economia del fossile. Pace e giustizia sociale ,ciò di cui abbiamo bisogno si scontrano con lo sfruttamento generalizzato delle persone e della natura a cui non si da voce. Il profitto – come affermavano due filosofe del calibro di Simone Weil e Martha Nussbaum – calpesta ogni cosa: i diritti umani universali, il senso della vita e della morte, l’esistenza delle nuove generazioni, popoli interi. Dietro la guerra c’è sempre chi realizza sulla morte profitti di cui facciamo fatica a capacitarci.
La pace, dunque, non è solo un appello per porre fine ai conflitti, ma è la condizione imprescindibile per la vita umana, per il lavoro umano, per il progresso umano, per la convivenza e le relazioni tra le persone. Oggi come ieri. Giuseppe Di Vittorio uomo della sua epoca che ha attraversato due guerre mondiali e con una percezione e una memoria diretta dei livelli brutali di oppressione che subivano le lavoratrici e i lavoratori prima che iniziasse il lungo cammino dei diritti ora interretto era consapevole di come la tempesta bellica avrebbe condizionato l’umanità e il lavoro umano. Per questa ragione, nel lontanissimo 1950 , scriveva su l’Unità: i popoli, tutti i popoli, vogliono la pace; ed i lavoratori sono dovunque all’avanguardia delle forze di pace. Di fronte a coloro che vogliono ad ogni costo dividere il mondo in due blocchi nemici, per portarli a massacrarsi a vicenda – e che sulla stessa base vorrebbero dividere gli italiani – noi riaffermiamo l’esigenza suprema dell’unità del popolo italiano, della solidarietà internazionale dei lavoratori e della pace del mondo, nell’indipendenza di tutti i popoli, nella libera convivenza di tutte le razze e di tutti i sistemi sociali e politici, in pacifica ed amichevole emulazione fra di loro, affinché l’intera umanità sia libera, prospera e felice.
Dobbiamo ripartire da qui.
Serve una grande campagna di informazione e mobilitazione nella consapevolezza che costruire la pace non è idealismo ma la condizione di tutto.
Inviato il 1/10/2024