Funzione non realizzata
Funzione non realizzata
SINGOLA UNITÀ TEMATICA
AREA TEMATICA
INDIVIDUO
AMBITO INDIVIDUATO
CORPO E CREATIVITA’
UNITÀ TEMATICA N. 1
IL CORPO DANZANTE

FONDAMENTI
DELLA UNITÀ TEMATICA

come strumento di coscienza di sé nel mondo
Torna agli articoli


ASSOCIAZIONI E CENTRI DI RICERCA

· DES: Associazione Nazionale Danza Educazione Società

· APIDSARABANDA: Danzamovimentoterapia

· ART THERAPY ITALIANA

· CHORONDE Progetto Educativo

· DANCEABILITY Ass. A ruota libera

· MoviMenti Studio

· APID: Associazione Professionale Italiana Danzamovimentoterapia

Torna agli articoli


PORTALI E SITI INFORMATIVI

Nessun collegamento al Tema

Torna agli articoli


PERIODICI

· Danza e Ricerca. Laboratorio di studi, scritture, visioni. Annuale online

· Teatri delle diversità, trimestrale, Ed.Nuove Catarsi

· Animated – the community dance magazine, trimestrale

Torna all'articolo



Pensare che non abbiamo un corpo ma siamo un corpo che contiene in sé tutti gli elementi, fisici e spirituali, che costituiscono la nostra vita nella sua pienezza. Un corpo/essere inteso come inscindibile unità psicofisica che, non esistendo nella nostra lingua, un vocabolo adeguato per definirlo, chiamerò corpo “vivente”.

 

Pensare al corpo vivente come realtà ontologica che permette, attraverso un’esperienza vitale diretta, di entrare in contatto con il mondo. Come organismo attivo con cui l'essere umano riceve sensazioni sinestetiche dal mondo per poi filtrarle, interpretarle, rielaborarle e comunicarle in pensieri parole e atti. Un corpo come realtà globale e attiva dell’esserci umano nel mondo, che tuttavia nel tempo è stata scissa e variamente repressa, controllata e condizionata dalle visioni dominanti nella società (secolare scissione/opposizione filosofica e religiosa corpo/spirito, e conseguente svilimento e repressione della fisicità, ancora oggi non pienamente superati; manipolazione medico scientifica che frantuma il corpo vivente in oggetti di studio separato; controlli comportamentali sociali (esempio attuale la civiltà capitalistica, che vede il corpo/oggetto come fonte di consumo e impone modelli di comportamento massificati attraverso le reti di comunicazione; ecc.).

 

Pensare alla danza come fenomeno antropologico innato, attività originaria dell'essere umano, sempre esistita, che usando il corpo vivente in tutta la sua realtà olistica come sensore relazionale per ricevere -dall'interno e dall'esterno della persona- gli impulsi dinamici di trasformazione del e nel mondo, permette un’utilizzazione piena dell’essenza psicofisica del corpo attraverso il movimento e induce l’attivazione di un diverso percorso di pratiche e di pensiero che contribuiscono a sviluppare e valorizzare la capacità di trasformare creativamente se stesso e la realtà, che l'essere umano possiede.

Pensare al corpo danzante, che agisce cioè secondo modalità totalizzanti, extra-quotidiane e creative, come a un’intensificazione della sua adesione alla vita stessa, una diversa possibilità espressiva e comunicativa di relazione con il mondo, con gli oggetti, le persone e la natura intera; come stato esperienziale dell’essere versatile, complementare, complesso e multiforme, che consente agli studiosi di riscoprire e analizzare il corpo vivente, nelle molteplici sfaccettature intrinseche e implicazioni relazionali osservate nell'individuo e nella collettività, implicando prospettive di volta in volta differenti - antropologica, sociologica, pedagogica, psicologica, filosofica, politica, scientifica, artistica, storica ecc. – e contribuendo ad arricchire le conoscenze di ciascuna disciplina con sguardi inediti; come opportunità per ogni persona di scoprire e sperimentare consapevolmente le potenzialità del proprio corpo vivente e raggiungere una qualità più presente e creativa dell’esistenza anche nei comportamenti individuali e negli usi sociali quotidiani.

Autrice

Eugenia Casini Ropa

DANZA E PEDAGOGIA
Fondamenti novecenteschi
e prospettive contemporanee

in AA.VV., La danza: realtà in movimento, Atti del Convegno omonimo, Venezia 11 ottobre 2003, Arteven, pp. 24-29.

scarica PDF

Inviato il 26/11/2021




Il titolo del mio intervento è molto impegnativo dato il breve tempo a mia disposizione, ma tenterò di dare qualche indicazione di carattere storico, teorico e sociologico su alcuni momenti e alcuni punti focali del pensiero e dell'evoluzione della prassi artistica della danza e delle sue potenzialità pedagogiche. Il tutto per cercare di comprendere come si sia potuto arrivare oggi alla proposta teorico-operativa che sottende a questo convegno - un'idea che anche solo alcuni decenni orsono sarebbe stata del tutto improponibile – e cioè pensare alla danza nella scuola come offerta formativa indifferenziata per tutti i bambini.

Per avviare il mio discorso devo necessariamente porre al centro della riflessione un elemento fondamentale, il corpo, insieme con le mutazioni che la sua concezione culturale ha subito durante il secolo scorso e che ci hanno condotto alla nostra visione di oggi.

All'inizio del Novecento si è conosciuta una vera e propria rivalutazione epocale e complessiva del corpo, quel corpo precedentemente sempre negato e tradizionalmente messo in subordine rispetto allo spirito non solo dalle dottrine cristiane, ma anche da influenti filosofie dei secoli passati.

Nel momento di passaggio tra XIX e XX secolo, tanto per merito dello sviluppo di discipline e conoscenze scientifiche come quelle biologiche, anatomiche, fisiologiche, mediche, quanto per 1'approfondimento delle indagini sulla psiche che andavano elaborando la psicologia. la psicanalisi, la psichiatria ecc., il corpo viene a trovarsi al centro dl una riflessione che determina l'avvento, attraverso una nuova e attenta considerazione ed educazione, di una vera e propria cultura specifica. Una "cultura del corpo" (Korperkultur, come la definiscono precisamente i tedeschi nei primi trenta anni del Novecento) che prevede un rinnovamento, un miglioramento della società attraverso la formazione di un uomo migliore, di una persona pienamente espressa, di un individuo nuovo. Questo può verificarsi perché proprio gli studi più recenti determinano un'assoluta interdipendenza tra le manifestazioni esteriori del nostro corpo e gli impulsi interiori. In questo momento storico si radica la consapevolezza che tutto ciò che noi possiamo fare esteriormente con il nostro corpo, ossia ogni nostra manifestazione come il movimento, il tono della voce. la parola, è strettamente connesso con la nostra interiorità, con le nostre emozioni, i nostri bisogni intimi, i nostri pensieri. Ci si muove perché si è spinti da un impulso che ci viene dall’interno e, viceversa, le modificazioni fisiche del nostro corpo, cioè il movimento, gli atteggiamenti e le posture corporee influenzano la nostra psiche.

Questo diviene in quegli anni un assunto fondamentale e l'idea di un'organicità totale di corpo e anima viene affermata con grande forza, sia da un punto di vista scientifico sia da una prospettiva artistica.

Ecco allora che il ''corpo espressivo" così concepito diventa un elemento di importanza centrale anche nel discorso educativo. In realtà, il modo in cui si vorrebbe attuare l'auspicata rigenerazione di questo corpo-anima, quel rinnovamento dell'individuo capace di renderlo più atto ad avviarsi verso un nuovo secolo di cambiamenti, è curiosamente una specie di salto all'indietro. Nasce e si diffonde, infatti. il mito del ritorno alla natura, l'utopia del “ritorno alle origini”. Si pensa, anche sulla scia delle teorie evoluzioniste, che il corpo, minacciato insieme con l'anima dal progresso scientifico avanzante, dall'urbanizzazione forzata, dalla meccanizzazione della vita e del lavoro, costretto nelle angustie innaturali delle fabbriche e delle metropoli, possa riacquistare una antica e nuova libertà, purezza, genuinità solo rituffandosi nel seno della grande Madre Natura. Si assiste, dunque, a un ideale e concreto (e spesso fortemente utopico) ritorno alla natura, che si realizza ampiamente in tutto il mondo occidentale con la fondazione di comunità di vita all'aria aperta, collegi per bambini immersi nelle campagne, associazioni di adulti che si ritrovano per tuffarsi nell'aria, nel sole, nell'acqua, nelle escursioni, che praticano il vegetarianismo e il nudismo, ccc. E questo intenso legame con la natura diventa unione universale con l'intero senso primigenio del mondo, che l'uomo avrebbe perduto attraverso millenni di civilizzazione. Si auspica una specie di disincrostazione dalla civilizzazione, delle abitudini, dei comportamenti che ci sono abituali nel vivere sociale, per ritrovare l'essenza originaria, il movimento davvero "naturale", ossia le leggi fisiche e psichiche del movimento date in natura.

Ma com'è possibile entrare in contatto profondo con la natura oltre che naturalmente immergendocisi? Esiste un legame intimo tra la vita della natura, dell'universo intero e dell'uomo come unione dì corpo e spirito? Sì, si afferma, il ritmo. Il ritmo costituisce un altro concetto-guida di questo particolare momento: accanto all'utopia del ritorno alle origini nasce una vera e propria utopia ritmica, promulgata in molti testi tanto da filosofi - come Nietzsche per esempio - quanto da antropologi, da studiosi di arte e di pedagogia. Il ritmo, inteso come pulsazione eterna e universale che attraversa tutto il creato, che si rivela nel trascorrere delle stagioni, del giorno e della notte, delle maree, delle fasi lunari, delle onde marine, del movimento degli animali, del battito del cuore e del respiro di ogni essere umano, sarebbe il tramite privilegiato, l'antico legame da riacquisire per ritrovare il perduto contatto con l'armonia originaria, attraverso la quale possiamo rigenerarci come uomini nuovi per un futuro migliore.

Ecco come la danza diventa uno strumento importante della pedagogia di questo periodo, la danza che è movimento espressivo e simbolico originario dell'essere umano.

Il corpo, abbiamo detto, si muove per un impulso interiore, quindi tutto ciò che il corpo fa è “espressivo”, nasce direttamente dall'interno e viene "spremuto" verso l'esterno. L'individuo manifesta con il movimento ritmico, di qualità extra-quotidiana, che va oltre il nostro abituale comportamento motorio, le sue pulsioni, la sua realtà profonda, il suo sommovimento interno. Di conseguenza, educando il corpo al ritmo, alla danza, al linguaggio corporeo espressivo-simbolico, si educa l'intera persona, l'intero essere umano: attraverso un'educazione all'armonia del corpo, si raggiunge anche l'armonia dello spirito e quindi una nuova qualità della vita psicofisica, la possibilità di una esistenza più piena e completa.

Il corpo, dunque, assume notevole importanza anche dal punto di vista pedagogico. Molto concretamente, si può osservare come in quest’epoca nascano, nel sociale, movimenti culturali emblematici di questa rivalutazione - la ripresa dei giochi olimpici e il movimento dei boy-scout, ad esempio - e, nella scuola, si introduca istituzionalmente l'educazione fisica con varie forme di ginnastica. Contemporaneamente, in ambito artistico, nasce la concezione "moderna" della danza, una visione espressiva in cui "ogni uomo è un danzatore” (Rudolf Laban), perché ogni uomo può idealmente trovare il proprio ritmo, la propria armonia, il proprio linguaggio corporeo poetico e creativo. Nei primi anni del Novecento la danza diventa così individuale, libera e autonoma espressione di singoli creatori (non a caso si portano sulle scene quasi esclusivamente assoli), e si fatica a costruire nuove tecniche strutturate del corpo danzante una volta abbandonata la tradizionale e consacrata tecnica accademica, che viene ora sentita dagli innovatori come costrittiva e innaturale perché non fondata sulla originarietà del movimento. Gli sperimentatori sono tanti e ognuno ricerca sperimentalmente i propri fondamenti tecnici, che hanno per base comune le leggi naturali del movimento e l'assoluta libertà delle scelte. L'importanza della danza nel discorso pedagogico primonovecentesco si fonda anche su questi caratteri sperimentali, allo stesso tempo universali e individuali: può far sì che si crei l'armonia tra anima e corpo e può dar vita all'espressione di ogni singolo individuo.

Un altro momento storicamente determinante per meglio comprendere la nostra situazione odierna sono, nella seconda metà del secolo, i decenni che seguono da vicino la seconda guerra mondiale. È il periodo in cui si fonda in arte il concetto di “post-modernità”, anni di rivoluzione, destrutturazione, contaminazione dei linguaggi artistici in generale e della danza in particolare. Nella danza, il movimento strettamente nordamericano degli anni Sessanta e Settanta denominato “post-modem" (all'inizio il termine aveva una valenza puramente cronologica e solo in seguito è assunto a etichetta estetica) è stato molto influente e ha proposto in primo luogo una mutata visione del corpo.

Ritorniamo così al corpo. Dopo la seconda guerra mondiale, il concetto di un corpo universale e naturale, di un corpo originario recuperato come strumento d'espressione spirituale è ormai superato e con esso anche la fede nelle possibilità dell'uomo di rigenerarsi e trovare la piena espressione del suo essere attraverso la riconquista di quel mitico corpo/anima. Le ferite materiali e morali della guerra sono state terribili, le filosofie che ne sono nate non propongono visioni utopiche di ritorno alla natura o di fughe nel futuro. Non c'è passato né futuro, non ci sono verità date, ciò che esiste ed è esperibile è il “qui ed ora", il contingente, quel che accade nel momento. Si è perduta – anche per le nuove scoperte scientifiche - l'idea della stabilità delle cose, l'idea della permanenza, della persistenza degli oggetti ivi compresi i prodotti dell'arte: si rifiuta l'idea di opera d’arte permanente e universale, valida per sempre. Si parla invece di "gesto" artistico, di happening, di event, di performance: accadimenti particolari a cui si può partecipare o essere presenti e che valgono per quell'unico momento del loro farsi. Si destrutturano i linguaggi dei generi artistici fino a ridurli ai minimi termini, si confondono i significanti, si eliminano o si scambiano i luoghi deputati, domina l'improvvisazione come ambito creativo. Le performance artistiche avvengono ovunque, in qualunque spazio e tempo, nei luoghi della vita normale. La quotidianità entra nell'arte e l'arte comincia a confondersi con la vita.

Che cosa avviene nella danza? Anche qui urge di nuovo il bisogno di negare e smantellare tutto ciò che è esistito fino a quel momento: non soltanto il balletto, ormai ridimensionato da tempo, ma anche la modem dance, soprattutto quella ormai codificata e istituzionalizzata da Martha Graham e dai suoi epigoni. L'idea fin qui dominante dell'espressione e della narrazione attraverso la danza, il dover mettere in qualche modo il corpo al servizio di qualcos'altro, viene del tutto respinta. Il corpo è ciò che è, ed è interessante e significativo in quanto tale. Vive nel presente. Non è né universale perché "naturale", ossia dato una volta per tutte, né utopicamente in evoluzione, cioè qualcosa da modellare in divenire. E’ un corpo quotidiano, ordinario e completo. È il corpo di oggi e di ogni altro giorno, che si muove e che si sperimenta al di là di qualunque tecnica prestabilita o volontà espressiva o narrativa.

La danza, allora, diventa pura esplorazione del movimento corporeo in una situazione data. Se non c’è una tecnica strutturata alla base, non ci sono più neppure i passi, la grammatica e la sintassi coreografica, quindi la danza può servirsi di qualunque tipo di gesto o movimento possibile. Compresi quelli quotidiani, i banali gesti di ogni giorno. Se qualunque gesto della quotidianità può essere organizzato in danza, di contro anche qualunque passo di danza può essere decontestualizzato e usato come frammento gestuale insieme ad altri. Il corpo assume una nuova dimensione: è ancora, e forse più che mai, al centro del discorso artistico, ma il suo linguaggio non è fatto per comunicare particolari significati o emozioni, è puramente autoreferenziale, di per sé significante, e si mostra per quello che è: cammina, corre, rotola, cade e si rialza, salta e così via. Il vocabolario della danza si è talmente destrutturato che d’ora in poi non si può che ricominciare a costruire sui residui elementari rimasti, ripetendoli, accumulandoli e variandoli nello spazio-tempo.

La riflessione pedagogica sul movimento si fa ancora più diretta e interessante, perché pone al suo centro un uomo qualunque, che usa coscientemente il proprio corpo - ormai lucido corpo/mente e non più romantico corpo/anima - per confrontarsi con se stesso e l'ambiente che lo circonda. Il corpo/mente dell'uomo, di cui è pienamente acquisita e ormai sottintesa la dimensione olistica, si misura con la propria realtà, una realtà frammentata e in continuo mutamento in cui nulla è sentito come stabile e alla quale il corpo deve adeguarsi sviluppando risposte rapide e creative. Attraverso il concetto ampiamente diffuso di creatività si rivendica a ciascuna persona, ritirando la delega esclusiva affidata nel tempo all'artista dalla società, la possibilità di fare "arte" e, in danza, di fare del proprio corpo in movimento il soggetto/oggetto di nuove esplorazioni spaziali e temporali di carattere estetico.

La nuova danza si fa sempre più variegata. Quel che noi conosciamo come danza contemporanea presenta una enorme quantità di sfumature, dove si mescolano elementi di varie tecniche e stili con movimenti presi dal quotidiano, "trovati" e liberamente rielaborati dal danzatore a partire dal mondo in cui vive. Ciò apre nuove e illimitate prospettive anche all'uso pedagogico della danza come valido supporto alla formazione della persona anche nella scuola.

Per concludere, vorrei accennare a un'ultima problematica culturale, che ci porta direttamente all'oggi. Dobbiamo ormai pensare al nostro corpo, si è detto, come inserito in un ambiente storicamente, socialmente e culturalmente determinato, il corpo che è qui in questo momento. Dobbiamo quindi vederlo anche in relazione all'enorme sviluppo della tecnologia avvenuto durante il XX secolo.

Lo sviluppo della tecnologia, che sembrerebbe avere poco a che fare con il corpo, ha invece con esso una profonda e influente relazione, tanto che, durante tutto il Novecento, abbiamo assistito a una continua relazione dialettica tra corpo e macchina. Se all'inizio del secolo si fuggiva dall'idea del progresso attraverso la meccanizzazione per tornare alla natura, si sentiva però sempre più anche il bisogno prepotente di attivare o recuperare una macchina biologica, organica, così perfetta e funzionale, da potersi validamente confrontare con lo sviluppo della macchina. Emblematico di questo confronto è, ad esempio, un termine come “biomeccanica'', coniato con altri simili già negli anni Dieci. (La biomeccanica è stata anche un completo sistema di allenamento fisico dell'attore, elaborato e teorizzato a opera di un grande regista-pedagogo teatrale russo di inizio secolo, Vsevolod Mejercol'd). Oggi, dalla seconda metà del secolo in poi, le macchine e la tecnologia avanzata hanno decisamente preso il sopravvento. Il corpo non lotta più con le macchine ma ci convive, usandole come una protesi ormai indispensabile delle sue facoltà mentali e fisiche. Anzi, ancor più: la tecnologia è giunta al punto, con la cibernetica e l'informatica, di imitare i corpi biologici ormai quasi obsoleti, creandone di artificiali e di virtuali. La virtualità, in particolare, fa sì che le macchine possano creare corpi danzanti del tutto simili a quelli reali, anzi capaci di movimenti che il corpo reale non sarebbe neppure in grado fare. La tecnologia impone che l'uomo e il suo corpo appartengano ormai al proprio mondo contingente e sappiano abitarlo e interagirvi nel migliore dei modi.

Vediamo, però, come gli strumenti tecnologici tendano a intorpidire e costringere il corpo, come i nostri bambini stiano sempre più ore seduti davanti al video del televisore o del computer, come le portentose protesi sensoriali che ci sono offerte minaccino di atrofizzare le funzioni del corpo organico, prima fra tutte il movimento. Stiamo quindi entrando in un'epoca in cui il corpo, imbrigliato dalla tecnologia, deve attivarsi per conservare o addirittura ritrovare le proprie capacità attraverso modalità adeguate, che nascono dai suoi stessi bisogni. Si tratta addirittura – e oggi più che mai – di uno strumento di resilienza.

Ecco, dunque, come ha preso corpo e importanza pedagogica l'idea di far avvicinare i bambini - tutti i bambini che frequentano la scuola - alla danza, ma a un tipo di danza accessibile a ciascuno, capace di aiutarli a prendere coscienza del proprio corpo come realtà sensibile e reattiva, come possibilità di conoscenza e di utile e fruttuoso rapporto con il mondo, le cose e le persone. La danza, libera e creativa, permette al bambino di rielaborare conoscenze, impressioni, sensazioni, pensieri ed emozioni traducendole in modo diretto, poetico e simbolico attraverso il movimento corporeo; accresce il suo vocabolario gestuale e motorio offrendo gli nuovi strumenti di espressione e comunicazione; affina il senso estetico e la sensibilità musicale e artistica. Nella scuola, la danza in termini educativi si offre inoltre come territorio trans-disciplinare, capace di concorrere al collegamento degli altri saperi e di coadiuvarli, e introduce infine i principi e la cultura di un'attitudine universale alla creatività e all’arte, praticata dall'uomo prima di qualunque altra.

 

- Danza e pedagogia: fondamenti novecenteschi e prospettive contemporanee, in AA.VV., La danza: realtà in movimento, Atti del Convegno omonimo, Venezia 11 ottobre 2003, Arteven, pp. 24-29

 

PARTECIPANTI

REFERENTI DELLA UNITÀ TEMATICA

Eugenia Casini Ropa

REFERENTI DI AVVIO

ALTRI COMPONENTI

DEL GRUPPO DI LAVORO


ARTICOLI IN EVIDENZA

ARTICOLI PUBBLICATI


INTERVISTE

MONOGRAFIE

ALTRO


DIZIONARIO TEMATICO

STORICO
CONTEMPORANEO


BIBLIOGRAFIA


SITI INTEGRATIVI
INTERNI AL PORTALE


SITI CONSIGLIATI
ESTERNI AL PORTALE

ASSOCIAZIONI E CENTRI DI RICERCA

DES: Associazione Nazionale Danza Educazione Società

https://www.desonline.it

APIDSARABANDA: Danzamovimentoterapia

https://www.sarabanda-associazione.it

ART THERAPY ITALIANA

http://www.arttherapyit.org/2009/

CHORONDE Progetto Educativo

http://www.choronde.it

DANCEABILITY Ass. A ruota libera

http://www.danceability.it

MoviMenti Studio

https://movimentistudio.it

APID: Associazione Professionale Italiana Danzamovimentoterapia

http://www.apid.it

PORTALI E SITI INFORMATIVI

PERIODICI

Danza e Ricerca. Laboratorio di studi, scritture, visioni. Annuale online

https://danzaericerca.unibo.it

Teatri delle diversità, trimestrale, Ed.Nuove Catarsi

https://www.teatridellediversita.it

Animated – the community dance magazine, trimestrale

https://www.communitydance.org