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Autore

Tamara Alderighi

Appunti/promemoria
sulla VIII Conferenza e Raduno Internazionale
“L’ECONOMIA DELLA FELICITÀ”

PER DELINEARE UN NUOVO MODELLO DI ECONOMIA E DI VITA

IN CUI SIANO CENTRALI LE PERSONE E L’AMBIENTE

Appunti e tracce su alcuni protagonisti della VIII Conferenza Internazionale, svoltasi in occasione della Giornata Internazionale della Nonviolenza, Firenze 2 Ottobre 2016.

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Inviato il 4/01/2021

LA STRUTTURA DEL CONVEGNO

 

APERTURA CONVEGNO E SALUTI INTRODUTTIVI

• Helena Norberg Hodge Presidente Local Futures   
• Giorgio Gustavo Rosso Presidente Macro Edizioni  
 • Valerio Bini Presidente Mani Tese   

 

PARTE I / I FONDAMENTI DELL’ECONOMIA DELLA FELICITÀ

La via della Localizzazione e della Decrescita 

Moderano Marco Deriu, Associazione per la Decrescita e Gloria Germani, Ecologia Profonda.

INTERVENTI • Helena Norberg-Hodge  (lectio magistralis) • Rob Hobkins (lectio magistralis in collegamento video) • Gabriella Calderaro - L’economia gandhiana. L’economia al servizio di tutti   
• Carlo Sibilia - La Localizzazione e l’economia della Felicità 
• Manish Jain - Ripensare da capo l’educazione e lo sviluppo   
• Mauro Bonaiuti - La fine della crescita e l’emergere di nuovi paradigmi: la sfida della decrescita
• Maurizio Pallante – Oltre la destra e la sinistra     

 

PARTE II / UNA RIVOLUZIONE CULTURALE PER SALVARE L'UMANITÀ

Moderano Rocco Altieri, Centro Gandhi, e Renato Briganti, Mani Tese.

INTERVENTI • Vandana Shiva (in collegamento video)
 • Ashish Kothari - Democrazia Ecologica Radicale • Serge Latouche (lectio magistralis) 
• Camilla Moreno - Smantellare i miti che sostengono il ruolo delle Multinazionali 
• Thomas Torelli - Un altro mondo.  Nuove prospettive per interpretare la realtà tra fisica quantistica e sapienze tradizionali
• Giuliana Mieli - Affetti e relazioni sane come base della rivoluzione futura 
• Mauro Scardovelli - L’economia della solidarietà, salute individuale e Costituzione italiana
• Michael Shuman - Le Economie viventi localizzate • Diego Fusaro - Il mercato come nuovo Dio 
• Ashish Kothari -  Democrazia Ecologica Radicale 
• Rossano Ercolini - Muovere dall’età dei rifiuti all’età delle risorse.  Zero Waste   
• Gianni Tamino - Verso una civiltà sostenibile: decrescita, ricchezza ecologica e beni comuni 
• Giannozzo Pucci - Dall’enciclica “Laudato sii” alla disobbedienza civile e alla Decrescita.

   




LE PREMESSE DEGLI ORGANIZZATORI

Non siamo qui solo per parlare dell'economia della felicità.
Ci serve anche una economia della sopravvivenza.
 

L’economia attuale non è per la vita, é per la morte. Potrebbero sembrare affermazioni estreme ma quando si gira per il mondo, si vede con chiarezza che l’economia dominante é contraria alla vita e sta distruggendo la biodiversità del pianeta, fattore essenziale per la vita. Si osserva l'impatto soprattutto sui bambini: questa globalizzazione sta distruggendo la loro anima, che è l’autostrada del loro futuro.

La modernità-e in particolare l’antropocentrismo-
sono parte della crisi,

ma chi promuove questa economia nefasta non sa quello che fa; il nostro scopo è di evidenziare che la globalizzazione distrugge l'autostima, l'ambiente e la vita. Vogliamo rimarcare che questo sistema distrugge sia le risorse naturali che i posti di lavoro: è pura follia.

Il sistema competitivo
ha appiattito l'essere umano e i suoi valori:

non ci si può fondare sul reddito monetario e sulla competizione. Pensare a queste cose ci può far sentire impotenti e sopraffatti ma bisogna esserne consapevoli se vogliamo trovare delle vie di uscita. E’ anche ormai chiaro che non è più sufficiente che ci si occupi solo della redistribuzione del reddito. Dall'enciclica “laudato sii” è uscito un messaggio di recupero della spiritualità; fondamentale non solo per la propria salute, ma anche per una concreta azione efficace: se non abbiamo una ispirazione comune non possiamo trasformare il mondo.

Stanno costruendo dei muri intorno alle nostre case,
alle nostre regioni, alle nostre nazioni.

Per costruire un mondo nuovo meno ingiusto è importante abbattere questi muri, incontrarsi tra diversità e culture straniere. Questa visione potrebbe sembrare troppo ambiziosa, ma quando si entra in una connessione profonda con le altre persone, allora si attiva una forza collettiva che dà corpo alla possibilità reale di agire. Va costruita una vita più etica. Va trovata una nuova visione collettiva che porti il mondo in una direzione che sia positiva per tutti, non solo per i privilegiati. Se si generalizzasse la vita degli americani a tutti gli abitanti del pianeta ci vorrebbero le risorse naturali di sei pianeti; di quattro pianeti se si generalizzasse la vita degli europei.

Non è vero che la politica è morta:

è solo cambiata la sede decisionale.

Si stanno affermando istituzioni economiche multinazionali che diventano soggetto centrale della politica ma che non sono soggetti a regole democratiche. Inoltre se lo Stato perde la sovranità monetaria, non è più autonomo e diventa dipendente dalle banche. Ma il peso della finanza (da Wall Street al micro credito) nasce dal bisogno di procurarsi denaro per finanziare i propri progetti.

E’ necessario prendere coscienza dell’importanza

di investire nella economia locale:

fino a quando non ci renderemo -almeno in parte- autonomi dai finanziamenti delle banche, il potere delle banche rimarrà sovrano. L’oggetto centrale su cui investire è il cibo, che tocca tutti, e con esso l'agricoltura; molti non hanno ancora visto l'importanza di questi movimenti collegati al cibo, ma tutta l'evoluzione umana si è sempre agganciata alla produzione del cibo; e dal basso gli individui si stanno muovendo in questa direzione. Da New York a Pechino sono nati progetti per collegare tra loro le persone che vivono con i prodotti della terra.

 

 

UNO SGUARDO SUL PRESENTE:

GLOBALIZZAZONE E LOCALIZZAZIONE

 

La parte più sviluppata del mondo sta preparando un disastro che investirà tutta la Terra.

Il sistema socio-economico attuale trasforma qualsiasi cosa da umana a disumana.

L’economia industriale ha strozzato l'economia locale ed ha generato immigrazione, senza riuscire a risolvere il problema della fame nel mondo, in un pianeta sempre più sovrappopolato. Ci avevano detto che con la rivoluzione verde (centrata però sui pesticidi) avremmo risolto tutti i problemi del mondo, ma non è stato così. Questo tipo di economia globale ha sempre più bisogno di energia, per cui si consumano sempre più risorse naturali, distruggendo la biodiversità (fonte della vita) ma riducendo -in parallelo- anche la quantità dei posti di lavoro.

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite vengono spacciati come obbiettivi  meravigliosi da raggiungere, ma anche essi parlano di una realtà in sempre maggiore crescita, con sempre maggior controllo imprenditoriale, attraverso paternariati tra pubblico e privato.

Oggi ci viene proposta la rivoluzione degli OGM (vedi Bayer e Monsanto). La caratteristica degli OGM è che non hanno una propagazione naturale, non fanno semi; per cui il contadino che li usa diventa schiavo dei fornitori del seme. Inoltre ciò che viene prodotto ha meno nutrienti. Gli animali oggi sono quasi tutti alimentati con OGM e possono produrre trasformazioni genetiche. Ci stanno proponendo una umanità geneticamente modificata.

 

Il “dovere” dei colonizzatori

Nei secoli il “fardello” dell'uomo bianco era il “dovere” di esportare universalmente le “proprie” trasformazioni socio-economiche: portare la propria modernità ai popoli “ignoranti e pigri”. Ma i colonizzatori hanno messo a tacere la cultura locale come mancante di istruzione e incapace di produrre, per insegnare alla popolazione locale come e cosa si deve fare per “produrre bene”.

Il dovere morale dei colonizzatori sarebbe stato almeno quello di dare lavoro a tutti gli studenti appositamente istruiti ad odiare la propria cultura locale; ma non è stato così. Se non si creano posti di lavoro si spinge all’emigrazione e alla violenza. In India i giovani in cerca di occupazione sono milioni: ci vorrebbe una crescita eccezionale per occuparli. Ma è una bomba che sta per scoppiare. Il ministro ha lanciato la parola d'ordine “produciamo in India” per trasformarla in un centro di produzione e invita tutte le aziende a portare lì conoscenza, modalità produttive e strutture. Il tradizionale ruolo dello stato, di regolatore del mercato, viene trasformato in “facilitatore” di questo tipo di  processo che è volto a minimizzare i costi di produzione; ma ci vorranno molte risorse per trasferire le fabbriche da una parte all’altra del pianeta e potrebbe anche tornare in ballo l'energia nucleare.

 

E’ fondamentale attivare un'economia di cibo prodotto localmente, limitando la monocultura solo quando sia effettivamente opportuna e non dannosa alle persone o all’ambiente. Il tipo di economia globale fa si che i cibi debbano viaggiare; l’economia locale -invece- toglie il trasporto e promuove la biodiversità. Anche il mercato contadino ha bisogno della biodiversità. I movimenti locali dimostrano che se si produce il cibo localmente, migliora la produttività di cibo di qualità. In Africa si coltiva il cotone per l’esportazione, con l’uso dei pesticidi e attraverso gerarchie socio-economiche che sono dannose anche socialmente. Ma negli ultimi anni la crisi del cotone ha fatto ripensare alle relazioni locali tra la gente; sono nate cooperative di donne che hanno cominciato a coltivare prodotti utili per l’alimentazione e per la vita quotidiana.

 

 

DECOLONIZZAZIONE DELL’IMMAGINARIO

 

Decolonizzare l’immaginario può significare lavorare su diversi fronti.

 

I bisogni dell’essere umano

I bisogni da soddisfare da parte dell’essere umano, vanno considerati nella loro interezza: corpo-mente-anima. La ricchezza oggi viene identificata con il bene economico, ma la vera ricchezza è la vita; ed ha valore tutto ciò che produce e sostiene la qualità della vita. La riconnessione con la natura può essere vista come la base di tutte le transizioni spirituali; una riconnessione profonda con la natura, con le piante, con gli animali, con le persone. Questa connessione fra persone fa parte della nostra natura, compresa la relazione fra generazioni; con la localizzazione le persone possono riconnettersi e vivere meglio, perché si ricrea la comunità; c’è un bisogno profondo di comunità, anche se questo va oltre il nostro cervello razionale. Dobbiamo ricominciare ad innamorarsi della natura e degli animali che sono esseri intelligenti, che vogliono relazionarsi con noi.

 

La circolarità dell’economia della natura

L’economia della natura è circolare e la fonte di energia è eterna. I sistemi naturali si basano su una fonte di energia esterna, il Sole, e su un continuo riciclo della materia, senza produzione di rifiuti o di combustione. Anche la crisi globale produce la crisi dei rifiuti a livello locale, non soltanto il troppo consumo. Con la Rivoluzione Industriale è stata imposta una civiltà lineare ad un pianeta che funziona in modo circolare e con la cosiddetta Rivoluzione Verde abbiamo trasformato anche l’Agricoltura in un sistema lineare aperto. Per andare verso una economia sostenibile occorre ripristinare una economia circolare. Dobbiamo evitare il consumo delle energie esauribili (vedi i materiali ottenuti dall’estrazione) attraverso riuso e riciclaggio e garantire il ripristino delle energie rinnovabili (vedi i prodotti di origine biologica: cibo, legno, ecc...) rispettando i cicli naturali. L’economia circolare della natura richiede ampia biodiversità. Ogni anno si svolge l'Overshoot Day, per far sapere che in “quel giorno” l'umanità ha finito di consumare le risorse che il pianeta produce in modo sostenibile in un intero anno. Da quel momento fino a fine anno l'umanità si "indebita" con il pianeta, perchè consuma più di quanto sarebbe ammissibile e il pianeta va "in rosso”! Andremo avanti consumando risorse che appartengono alle prossime generazioni. Qualunque organismo vivente ha bisogno di aria, acqua, cibo ed energia, che vanno considerati diritti, così come le risorse che li garantiscono dovrebbero essere considerate Beni Comuni che appartengono alla Comunità, che li può gestire in modo solidale per il bene comune.

Le proposte per cambiare: meno carne, più energia rinnovabile, più riciclo. Con il mangime necessario per produrre carne per una persona si può dare da mangiare a 10 persone.

 

Le ricadute dell’industrializzazione

La società attuale è centrata su leggi che non vanno bene né per la salute né per la felicità.

La legge della biologia richiede collaborazione, la legge dell'economia richiede competizione.

L’economia così come è condotta è dannosa.

Definisce tante forme di relazione col prossimo come arretrate e inutili, favorendo la frammentazione fra le generazioni, mentre sarebbe necessario dare più spazio alle generazioni del passato e più occasioni ai giovani perché imparino a gestire la democrazia diretta.

Per la mentalità dominante possiamo essere felici solo se abbiamo tutta una serie di cose materiali da usare; ma questi oggetti invece ci portano sempre più lontani dal chi siamo. Per stare bene è fondamentale sentirsi all'interno di un campo affettivo in cui  le modalità  della cura hanno grande importanza. Sentimenti ed emozioni sono essenziali  per stare bene, così come il recupero della spiritualità.

 

La pubblica istruzione

L’istruzione ha una grande responsabilità sulla vita delle persone e il fondamento dell’istruzione dovrebbe essere favorire un costante sviluppo della crescita personale.

L’istruzione moderna costituisce uno dei più grandi delitti contro l'umanità, laddove marca milioni di giovani come prevedibili falliti nella propria autostima. Estranea chi studia dalla propria comunità, dalle proprie terre, dai propri cuori, dai propri corpi e dal significato più profondo della vita. L’industrializzazione ha fatto tacere tutto quanto appartenga alla nostra corporeità. Sarebbe utile offrire maggiori opportunità per i lavori con le mani e per costruire le cose di cui si ha quotidianamente bisogno.

Per lavorare verso la nuova economia è utile riprendersi in mano i nuovi sistemi di conoscenza. Questo è un impegno non facile, ma molto dipende da noi ed è un obiettivo realistico. Scienza e tecnica non sono neutre: vanno sottoposte a scelte morali di convivenza e di inclusività plurale. Molte idee innovative vengono tenute nascoste perché se noi conoscessimo le nostre potenzialità e quanto siamo importanti, non saremmo più schiavi della cultura dominante.

E’ necessario rientrare nelle scuole per stimolare quella rivoluzione culturale di cui c’è bisogno.

 

La localizzazione e la pratica della non violenza

Molte persone hanno proposto nuovi valori e stili di vita in comunità, collegati all’economia  locale; un cambiamento negli stili di vita che recuperi valori utili per la costruzione di una società più equa.

Gandhi  propose e mise in atto la non violenza attraverso il satyagraha (in sanscrito «resistenza passiva» o più letteralmente «insistenza per la verità») teoria etica e politica elaborata e praticata da lui nei primi anni del novecento, e in seguito adottata da altri politici e attivisti. E’ una teoria alla base della prassi della disobbedienza civile, che consiste essenzialmente in una lotta non violenta. La base è di non recare danno né offesa ad altri, rifiutando consapevolmente e responsabilmente di utilizzare cose costruite con la sofferenza altrui. Principi fondanti di Gandhi: non si possono escludere dall'economia la relazione e l’etica; il consumo deve essere consapevole; il lavoro, materiale e immateriale, va visto come parte essenziale della vita dell’uomo; la tecologia va differenziata, a seconda della scala, per non danneggiare la vita dell’uomo, con una economia locale per una produzione di massa e la neotecnica dove necessario; uso delle risorse del proprio paese e delle proprie energie;  superamento della proprietà riconvertendola in gestione della produzione; cercare la propria felicità nella felicità degli altri- uguali a noi- e nella socializzazione comunitaria non violenta.

 

Cosa fare per decolonizzare l’immaginario

La prima cosa da fare è la riedizione di noi stessi, del prossimo e della comunità, una sorta di decolonizzazione della mente, di cui c'è bisogno ovunque. Si tratta di occuparsi della rigenerazione della conoscenza nelle persone. Dobbiamo pensare all'attimo del pensare, al momento in cui ci si informa sulla realtà che ci circonda, per capire e far capire quello che sta accadendo. Gran parte del lavoro è il disimparare: disimparare e’ più difficile che imparare. Lavorare con i giovani nella natura li aiuta a costruire nuovi modelli di localizzazione.

Tre cose da ricordare e da fare:

  • primo: educare sé stessi e trasmettere il proprio messaggio alla comunità in cui si vive;
  • secondo: la riconnessione con gli altri esseri viventi nella nostra comunità e nel mondo;
  • terzo: festeggiare la vita, la nostra vita: riportare insieme la danza, la musica, la canzone e il cibo.

 

 

VIE DI USCITA DALLA CRISI

 

Il valore primario di questa conferenza è di ridarci la speranza, ma come uscire dall'economia industriale per salvare l'umanità?

Ci troviamo al bivio tra due scelte alternative: tentare di perfezionare e prolungare la via della sviluppo, cercando di fronteggiare le contraddizioni sempre più gravi che emergono, con sempre più raffinate tecniche di dominio della natura e degli uomini (basti pensare all’attuale scontro sul petrolio) o invece tentare di congedarci dalla corsa verso il ‘più grande, più alto, più forte, più veloce’ -chiamata sviluppo- per rielaborare gli elementi di una civiltà più ‘moderata’ (più frugale forse, più semplice, meno avida) e più tollerante nel suo impatto verso la natura, verso i settori poveri dell’umanità, verso le future generazioni e verso la stessa ‘biodiversità’ (anche culturale) degli esseri viventi (Alexander Langer, 1991).

La buona notizia è che c'è una grande comprensione reciproca tra chi fa esperienze alternative e la visione olistica si sta diffondendo su larga scala. In tutto il mondo ci sono sempre più movimenti che vanno verso una economia locale, nella consapevolezza che con l'economia locale si può vivere meglio.

Solo una ricerca costante della qualità della vita, umana ma anche degli altri esseri senzienti, può favorire l’equità tra esseri umani e ricreare un nuovo patto tra vecchie e nuove generazioni, oggi interrotto: i vecchi contadini piantavano alberi da frutto per i propri nipoti.

 

E’ necessaria una rivoluzione culturale.

La causa principale dello stato di fatto è il modo di pensare dominante.

E’ su questo che bisogna lavorare: favorire e sostenere una svolta culturale. Tutta la comunità internazionale è preoccupata della crisi climatica planetaria, ma si continua ad accumulare nelle discariche un camion dietro l’altro di rifiuti. E’ necessario vivere e consumare con maggiore senso di responsabilità. Buttiamo via il televisore non perché sia uno strumento diabolico ma perché ci colonializza: usare il cervello fa bene.

E’ una rottura rivoluzionaria, ma la rottura è culturale: è necessario rompere con l'idolatria del mercato.

Oggi abbiamo in testa l'economia come fattore dominante. Per ritrovare autonomia mentale e autostima dell'essere umano è necessaria abbattere la parola “economia”, recuperare la “paideia”, l’educazione del corpo e della mente.

 

E’ necessario decolonizzare l'immaginario in molte direzioni:

  • la nostra società è stata colonizzata con l’idea dell’illimitatezza delle risorse naturali;
  • si vuole superare la crisi economica continuando a sfruttare ancora di più le risorse del pianeta.
  • pensiamo di vivere in una società dell'abbondanza ma è falso: noi viviamo nella società dello spreco, una società usa e getta, con l'obsolescenza programmata;
  • le cose importanti non ci sono più (acqua, aria, cibo) e così i valori fondanti: ovvero buono, pulito, giusto;
  • ogni individuo viene forzato ad ottenere obiettivi sempre più raffinati, dobbiamo avere di ogni cosa l'ultimo modello, ma non sarebbe certo necessario: è l’economia che ha bisogno di un continuo sviluppo delle tecnologie per dare spazio alle sue leggi di competitività estrema e di accumulazione del profitto con ogni mezzo.

 

E’ necessario scegliere la decrescita come progetto culturale: decrescita come “abbondanza frugale”. Non si tratta di tornare all'età della pietra, ma di ritrovare la giusta misura per produrre di più e lavorare meno; fare meglio con meno, dare a chi lavora un compenso equo. Nell'economia attuale viene punito il lavoro dei contadini, con l'economia locale i contadini stanno meglio e si ha una nutrizione migliore.

L’economia felice è un'economia circolare. Il tempo libero viene liberato dall’ansia della sopravvivenza.

 

Da dove partire?

Possiamo partire da quello che ci unisce, dai giganteschi problemi comuni a tutta la popolazione che abita il pianeta:

  • una assurda gestione dei rifiuti;
  • un disastro climatico da cui fuggire;
  • una immigrazione di massa dalle aree di guerra;
  • una insufficiente attenzione per quello che si mangia e si respira;
  • la progressiva riduzione delle risorse naturali, che non sono più sufficienti per sostenere la vita  degli abitanti nel pianeta, sempre più sovrappopolato.

 

 

 

_____  TRACCE SU ALCUNI PROTAGONISTI DEL CONVEGNO  _____

 

I PROMOTORI

 

Helena Norberg Hodge, (Svezia, 1946) Presidente Local Futures. https://en.wikipedia.org/wiki/Helena_Norberg-Hodge

Si è formata in Svezia, Germania, Austria, Inghilterra e Stati Uniti. Si è specializzata in linguistica , compresi gli studi a livello di dottorato presso l'Università di Londra e al MIT, con Noam Chomsky. Fluente in sette lingue, ha vissuto e studiato in numerose culture a vari gradi di industrializzazione. Tra queste la più influente nella formazione della sua visione del mondo è la regione himalayana del Ladakh.

Scrittrice ed attivista, ha vinto nel 1986 il Right Livelihood Award, conosciuto anche come il Premio Nobel alternativo. E' autrice di Il Futuro nel Passato tradotto in più di 42 lingue, pubblicato in Italia da Arianna Editrice. Scrive per The Ecologist, Resurgence, YES! Magazine ed è membro della International Commission on the Future of Food and Agriculture.

Ha fondato e dirige Local Future, precedentemente conosciuta come la Società Internazionale per l'Ecologia e la Cultura (ISEC). Local Future è una organizzazione non-profit  "dedicata alla rivitalizzazione della diversità culturale e biologica, e al rafforzamento delle comunità locali e delle economie di tutto il mondo". E’ autrice di Ancient Futures (1991), un libro sulla tradizione e sul cambiamento nella regione himalayana del Ladakh. In aperta critica della globalizzazione economica , ha co-fondato - insieme a Jerry Mander, Doug Tompkins, Vandana Shiva, Martin Khor e gli altri - l'International Forum on Globalization (IFG) nel 1994.

E 'una delle principali promotrici della localizzazione come un antidoto ai problemi derivanti dalla globalizzazione, e fondò la International Alliance per la localizzazione (IAL) nel 2014. Ha prodotto e co-diretto il pluripremiato film documentario The Economics of Happiness (2011), che definisce i suoi argomenti contro la globalizzazione economica e per la localizzazione.

 

 

Giorgio Gustavo Rosso (Genova 1948) Presidente Macroedizioni

Editore, giornalista e imprenditore, ha fondato nel 1987 una cooperativa editoriale di cui è il presidente e che conta oltre 600 soci in tutt’Italia e occupa direttamente e indirettamente alcune decine di persone. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti di Bologna con la qualifica di pubblicista. Dal 1978 ha adottato, per sé e la famiglia, un tipo di alimentazione sana e naturale, a base di alimenti provenienti dall’agricoltura biologica. Nel 1980, si trasferisce a Firenze dove partecipa alla fondazione di un centro per la diffusione dell’alimentazione naturale e delle terapie alternative. Nel 1987 insieme ad altri fonda la Cooperativa Macro con lo scopo di diffondere i libri e le riviste che trattano di alimentazione sana e naturale, agricoltura biologica, terapie alternative, ecologia, self help psicologico e spirituale. Lascia le campagne intorno a Firenze,  continuando l’attività di distribuzione di libri per corrispondenza e avviando quella della casa editrice Macro Edizioni. Risiede in Romagna dal giugno del 1991. Con il passare degli anni sposta l’attività a Cesena, dove negli ultimi anni avviene un notevole sviluppo editoriale.  Alcuni spunti dal “chi siamo” del sito di: Macroedizioni http://www.gruppomacro.com/testi/chi_siamo.php

Il Gruppo Macro è leader nel benessere e nella conoscenza, attraverso l'editoria e la formazione, dal 1987. In un contesto che favorisce lo scontro, il dualismo e la separazione, il nostro sforzo è quello di vivere e proporre una visione armonica del mondo e di noi stessi. Offre spazio e visibilità a tante informazioni che, per la loro natura alternativa, scomoda o economicamente poco redditizia, rimarrebbero nell’ombra. Oggi Macro distribuisce oltre un milione di libri l’anno e i siti del gruppo e collegati hanno almeno 50.000 visitatori giornalieri.

Macro è editore di Bestseller / Stimola verso nuovi orizzonti di saggezza / Diffonde l’importanza di salute e alimentazione naturale / Fornisce attualità e controinformazione / Seleziona cure naturali alternative / Offre manuali di autosufficienza, ecologia e permacultura / Sostiene la ricerca del benessere spirituale / Diffonde tecniche corporee orientali / E’ riconosciuta come Impresa Etica con il Marchio C.I.S.E.

Marchi del Gruppo Editoriale Macro: Macro Edizioni / Bis Edizioni / Arianna Editrice / Essere Felici / Macro Junior / Macro Video

 

 

Valerio Bini (1978) Presidente Mani Tese, https://www.manitese.it/story/valerio-bini-presidente/

Inizia a collaborare con Mani Tese nel 1999, al centro documentazione, perché cercava un’organizzazione nella quale portare avanti una battaglia contro gli squilibri globali per lavorare concretamente a sostegno delle comunità più colpite dalle ingiustizie.
Negli anni successivi collabora a diversi progetti di cooperazione, soprattutto in Burkina Faso e Benin. Dal 2002 ogni anno visita i progetti dell’associazione per osservarne l’impatto sulle comunità, constatare le difficoltà, discutere di eventuali miglioramenti. Nel 2010 entra nel Consiglio Direttivo e nel 2012 viene eletto presidente.
Nella vita fa il ricercatore di geografia all’Università degli Studi di Milano, dove si occupa di cooperazione allo sviluppo, politiche dell’ambiente e città africane. Su questi temi ha anche scritto due libri (Urbanizzazione e trasformazioni territoriali nel Sahel; La cooperazione allo sviluppo in Africa).
Prossime sfide: una collaborazione tra Università e Mani Tese intorno a un progetto nella foresta Mau (Kenya) e la costruzione di una Federazione che raccolga tutte le realtà di Mani Tese organizzate sul territorio italiano.

Spunti dal sito di ManiTese. https://www.manitese.it/chi-siamo/impegno-valori/ : Fino dal 64 fonda la propria azione sulla consapevolezza che la riduzione dello squilibrio esistente tra le varie parti del pianeta necessiti di un impegno condiviso; opera in 12 paesi del mondo: Africa (Kenya/Sud Sudan/Mozambico/Guinea Bissau/Burkina Faso/Benin) America Latina (Guatemala/Nicaragua/Ecuador) Asia (Bangladesh/ Cambogia/India).

La sua definizione più completa di giustizia è questa: «La tensione verso la ricerca della effettiva realizzazione per tutti gli esseri umani in tutti le parti del mondo dei diritti umani fondamentali così come sanciti in sede ONU. La volontà che tale processo si concretizzi nel rispetto delle scelte autonome delle comunità locali, regionali e statali nel definire il proprio modello di sviluppo, in armonia fra loro e con l’ambiente naturale».

Si impegna a definire obiettivi della propria azione di medio-lungo termine, in tre ambiti: sociale, economico e ambientale.

I valori dell’impegno di giustizia di mani tese: giustizia ed equità: l’azione di Mani Tese è anzitutto un impegno di giustizia, animato dalla convinzione che la povertà e le disuguaglianze sono frutto di precise cause storiche e del mantenimento dell’attuale modello economico; sobrietà e stili di vita sostenibili: il valore e la pratica della sobrietà sono segni di condivisione con gli esclusi e scelta sociale necessaria per uno sviluppo sostenibile sotto il profilo economico, politico e ambientale; solidarietà e uguaglianza sociale: l’eliminazione di disuguaglianze e povertà è condizione necessaria per lo sviluppo sociale e viene perseguita attraverso rapporti di vivo scambio con associazioni, comunità e movimenti di base del Nord e del Sud del mondo; nonviolenza: Mani Tese crede nella forza della nonviolenza come nuova via verso lo sviluppo economico e sociale e come metodo di azione efficace per ottenere cambiamenti reali e condivisi; cooperazione e sostenibilità: sono le due parole chiave della strategia d’azione di Mani Tese. Strettamente legate fra loro perché parte di uno stesso processo, che intreccia i progetti nel Sud del mondo con l’impegno nel Nord per un profondo cambiamento della società.

 

I MODERATORI

 

Gloria Germani, Ecologia profonda. http://www.aurorafestival.it/gloria-germani/

Filosofa, è attivista del Movimento Italiano per l’Ecologia Profonda e della Decrescita Felice; ha una formazione in filosofia sia occidentale che orientale; si è dedicata soprattutto al  dialogo interculturale come via privilegiata per favorire una rivoluzione culturale. Ha viaggiato ripetutamente in India. Volumi: .Teresa di Calcutta: una mistica tra Oriente e Occidente (il suo pensiero in rapporto all’India e a Gandhi, Paoline 2003, prefazione di Tiziano Terzani);  Tutto è Uno (Le Lettere);  Tiziano Terzani, nel 2009: La rivoluzione dentro di noi, Decrescita, Digiuno, Non violenza, (Tea)

 

Marco Deriu, Associazione per la Decrescita.

Ricercatore in “Sociologia dei processi culturali e comunicativi” e docente di “Sociologia della comunicazione politica e ambientale” presso il Dipartimento di Lettere, Arti, Storia e Società dell’Università di Parma. Fa parte dell’Associazione per la Decrescita e dell’Associazione Maschile Plurale. È inoltre docente e membro della direzione della Libera Scuola di Terapia Analitica (LI.S.T.A.) di Milano. È autore dei volumi “La fragilità dei padri. Il disordine simbolico paterno e il confronto con i figli adolescenti”, Unicopli, Milano, 2004, “Dizionario critico delle nuove guerre”, Emi, Bologna, 2005, e “Acqua e conflitti”, Emi, 2007. Ha curato i volumi: “Gregory Bateson“, Bruno Mondadori, Milano, 2000; “L’illusione umanitaria. La trappola degli aiuti e le prospettive della solidarietà internazionale“, EMI, Bologna, 2001; “Guerre private”, Il ponte, Bologna, 2004 (con P. Montanari e C. Bazzocchi); “Sessi e culture. Intessere le differenze“, Edicta, Parma, 2008; “Il dolce avvenire. Esercizi di immaginazione radicale del presente”, Diabasis, Reggio Emilia, 2009 (con A. Bosi e V. Pellegrino); “Il futuro nel quotidiano. Studi sociologici sulla capacità di aspirare”, Egea, Milano, 2012 (con O. de Leonardis); “Davide e Golia. La primavera delle economie diverse”, Jaca Book, Milano, 2013 (con L. Bertell, A. De Vita, G. Gosetti). Ha curato le voci Autonomy, Conviviality e Care (con G. D’Alisa e F. Demaria) nel volume G. D’alisa, F. Demaria, G. Kallis, Degrowth A vocabulary  for a New Era, Routledge, London and New York, 2014.

Spunti sui principi costitutivi della Associazione per la Decrescita, dal sito: http://www.decrescita.it/associazione/filosofia-organizzativa/

L’Associazione non ricerca il potere ma il prendersi cura di sé, degli altri, del mondo (coscienza di sé nella relazione con gli altri). Stare in relazione significa:
 a) operare come comunità di uomini e di donne;
 b) produrre un sapere comune (critico della presunta neutralità della scienza) per elaborare progetti di trasformazione sociale e sperimentare una pratica collettiva per attuarli;
 c) considerarsi una parte che si confronta, ascolta e comunica, che intende essere un punto di vista che produce giudizio, essere singolari nel plurale;
 d) è al servizio della più ampia rete della decrescita;
 e) assume una piena responsabilità verso noi stessi, verso gli altri viventi e verso l’intera ecosfera, la “madre terra”.

Sulla decrescita:

Viviamo in un'epoca in cui emergenze e disastri ambientali, economici, politici e sociali sono divenuti paesaggio quotidiano. L'ideologia della crescita capitalistica, che non riconosce limiti ambientali e sociali, ha sostituito alla cooperazione e alla solidarietà, la competizione e la sopraffazione. L'illusione dello sviluppo illimitato minaccia oggi le basi stesse della convivenza e dell'esistenza. La prospettiva della decrescita muove dal riconoscimento profondo delle relazioni e dei vincoli che presiedono alla rigenerazione del vivente. Siamo ecodipendenti (profondamente legati all'ecosistema) e socialmente interdipendenti (senza relazioni e cure non possiamo vivere). Cambiare rotta e prevenire ulteriori disastri o svolte autoritarie è possibile, ma implica un cambiamento culturale ed una presa di coscienza profonda e di portata globale: un vero e proprio passaggio di civiltà.

 

Renato Briganti, Mani Tese

http://www.bancaetica.it/sites/bancaetica.it/files/web/la-banca/Chi-siamo/Assemblea%20dei%20soci/Assemblea%20dei%20soci%202014/Comitato%20Etico/ELEZIONEdelCOMITATO_Briganti.pdf

Conosce Banca Etica nel 1995 attraverso l’associazione Mani tese Ong (di cui è volontario dal 1993 e socio dal 1995), quando era ancora la Cooperativa “Verso la Banca Etica”. E’ stato fondatore e poi responsabile per molti anni del gruppo Mani tese di Napoli e poi dell’associazione di volontariato regionale “Manitese Campania Onlus”, di cui ancora oggi è volontario. Eletto dai soci di Banca Etica nel Git della provincia di Napoli, dal 1999 al 2013, anno in cui si è dimesso per “raggiunti limiti”. Nel territorio in cui vive, ha promosso insieme a Padre Alex Zanotelli, alla Rete del Rione Sanità, alla Rete Lilliput e all’Ass. Mascagna, la costituzione di un comitato civico che, insieme alla Banca Etica, erogasse microcrediti a tassi agevolati per le imprese che volessero emergere dal sommerso nel Rione Sanità, quartiere multiproblematico di Napoli. Collabora con le botteghe del commercio equo da circa venti anni. Ha svolto servizio civile presso la Ong dell’Arci, Arcs (Arci Cultura e Sviluppo), con cui ha lavorato in Cile e Argentina: poi in Asia, Africa, ma soprattutto in America Latina (Brasile, Guatemala, Cuba) con Cespi (Centro Studi Politica Internazionale), Unops, Undp, Cnr, Pindorama e numerose Ong. Ha partecipato alla fondazione del Coordinamento delle Ong della Campania. E’ stato nel Cda del Consorzio Etimos dal 1999 al 2002. Gli piace molto praticare sport ed è socio attivo del circolo Uisp di Vico Equense. Ha pubblicato circa 20 saggi e articoli in riviste scientifiche, giuridiche ed economiche, oltre ai Volumi: “Enti non profit e Onlus”, Ipsoa editore, 2000; “La tutela dei Diritti umani in America Latina”, Esi, 2002; “Diritto al futuro”, Dissensi Edizioni, 2011; “La responsabilità sociale e ambientale delle imprese”, Loffredo Editore, 2012; “Il diritto all’acqua tra servizi pubblici e Beni comuni”, Edizioni Scientifiche Italiane, 2012. Vive a Bagnoli, Napoli, dove partecipa a un Gruppo di Acquisto Solidale.

 

Rocco Altieri, Centro Gandhi. https://it.wikipedia.org/wiki/Rocco_Altieri

E’ un pacifista italiano, studioso del pensiero legato alla nonviolenza, in particolare delle figure del Mahatma Gandhi e di Aldo Capitini. È’ responsabile della rivista Quaderni di Satyagraha, già docente come professore a contratto di Teoria e prassi della nonviolenza, nel corso di laurea di Scienze per la pace dell’Università di Pisa.

Riceve un'educazione religiosa nel periodo post-conciliare, e si interessa subito ai temi della pace e della giustizia sociale; aderisce e si fa attivista in gruppi politici della sinistra cristiana. Ispirandosi alla Scuola di Barbiana, durante gli anni universitari presta la sua opera in doposcuola per i bambini dei quartieri poveri di Napoli. Si laurea in Sociologia e in Lettere moderne all'Università degli Studi di Napoli Federico II, e consegue il Magistero in Scienze Religiose alla Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia meridionale. Sostenitore dell'obiezione di coscienza e fautore delle politiche del disarmo unilaterale e della messa al bando delle armi nucleari, negli ultimi anni '70 partecipa alla nascita di Legambiente. Nel 1982, contribuisce come esperto in scienze sociali alla stesura dei documenti del Sinodo della Chiesa di Napoli sui temi della pace e dell'impegno ecclesiale contro la violenza organizzata. Negli anni'80 partecipa alle lotte contro l'installazione dei missili nucleari a Comiso, opponendosi al trasferimento del comando della US Navy a Capodichino e alla costruzione delle centrali nucleari.

Giunto all’Università di Pisa, coordina nei primi anni novanta, con il prof. Enrico Taliani, i seminari su “La violenza nel sistema mondo” presso la Facoltà di Scienze politiche, invitando a tenervi lezione i maggiori studiosi dei conflitti e della nonviolenza, da Johan Galtung a Danilo Dolci. Da questo lavoro e da questi incontri nasce nel 1998 il CISP (Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace) dell'Università di Pisa da cui poi si svilupparono corsi di laurea triennale e magistrale in Scienze per la Pace. Cerca di aprire la strada anche in Italia ai Peace Studies e di diffondere maestri della nonviolenza italiani (come Aldo Capitini, don Milani, Lanza del Vasto, Danilo Dolci, ecc., con particolari riflessioni religiose), superando la diffidenza del mondo accademico, e considerandoli all'interno della ricerca scientifica. Propone la ricerca della pace come uno studio scientifico di proposte e metodi concreti, con il compito di acquisire capacità funzionali per sostituire gli eserciti e gli armamenti nella difesa e gestire crisi internazionali.

Centro Gandhi.  http://www.gandhiedizioni.com/page0.html

Spunti dal sito GandhiEdizioni. E’ una casa editrice senza scopo di lucro nata per riempire un vuoto presente nell’editoria italiana sui temi della Pace e della nonviolenza. Nasce in risposta all’appello dell’ONU contenuto nella risoluzione 52/15 del 1997 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che aveva proclamato il 2000 “anno internazionale della cultura della pace” e alla risoluzione 53/25, approvata il 10 Novembre 1998 che proclamava per il 2001-2010 il “Decennio Internazionale per una Cultura di Pace e Nonviolenza per i Bambini del Mondo”. Il Centro Gandhi onlus organizza corsi di formazione, laboratori educativi, convegni di studio in collaborazione con scuole e università. Accoglie i maggiori studiosi italiani e internazionali dei conflitti e della pace. Dispone di una biblioteca specialistica con 30 mila volumi, una videoteca e spazi per le arti, la musica, la pittura e il teatro. E’ specializzata nello studio dei conflitti moderni e dei metodi per la loro trasformazione nonviolenta. Pubblica una serie di collane: i Quaderni Satyāgraha, i classici della spiritualità e del pensiero politico, i manuali di formazione. GandhiEdizioni svolge la sua attività editoriale senza fini commerciali e senza scopo di lucro. I Quaderni Satyāgraha sono ideati e curati da Rocco Altieri.

 

LEZIONI MAGISTRALIS: VIDEO E CONTRIBUTI

 

Rob Hobkins. Fondatore Movimento Transition (Regno Unito, 1968)

Dal sito http://transitionitalia.it/cose-la-transizione-2/

Transition è un movimento culturale nato in Inghilterra dalle intuizioni e dal lavoro di Rob Hopkins. E’ impegnato nel traghettare la nostra società industrializzata dall’attuale modello economico profondamente basato su una vasta disponibilità di petrolio a basso costo e sulla logica di consumo delle risorse, ad un nuovo modello sostenibile non dipendente dal petrolio e caratterizzato da un alto livello di resilienza.

Tutto avviene quasi per caso nel 2003.

In quel periodo Rob insegnava a Kinsale (Irlanda) e con i suoi studenti creò il Kinsale Energy Descent Plan, un progetto strategico che indicava come la piccola città avrebbe dovuto riorganizzare la propria esistenza, se fosse stata in un mondo in cui il petrolio non fosse stato così economico e largamente disponibile, come oggi. Da esercitazione scolastica, fu subito evidente il potenziale rivoluzionario di quella iniziativa.

Quello era il seme della Transizione, il progetto consapevole del passaggio dallo scenario attuale a quello del prossimo futuro.

L’economia del mondo industrializzato è stata sviluppata negli ultimi 150 anni sulla base di una grande disponibilità di energia a basso prezzo ottenuta dalle fonti fossili, prima fra tutte il petrolio. Il nostro sistema di consumo si fonda sull’assunto paradossale che le risorse a disposizione siano infinite. Le conseguenze più evidenti di questa politica sono: inquinamento, distruzione della biodiversità, iniquità sociale, mancata ridistribuzione della ricchezza, ecc.

La crisi petrolifera appare però la minaccia più immediata e facilmente percepibile dalle persone.

Rob intuisce che è più semplice partire da questo punto e arrivare agli altri di conseguenza, un’intuizione che è probabilmente alla base della fulminea diffusione del suo movimento.

Permacultura e resilienza. Ma Rob è anche e soprattutto un ecologista e ha passato anni a insegnare i principi della Permacultura. La sua seconda intuizione è stata di applicare alla logica della Transizione il concetto di resilienza, che non è un termine molto conosciuto, esprime una caratteristica tipica dei sistemi naturali. E’ la capacità di un certo sistema, di una certa specie, di una certa organizzazione di adattarsi ai cambiamenti anche traumatici, che provengono dall’esterno, senza degenerare, una sorta di flessibilità rispetto alle sollecitazioni.

La società industrializzata è caratterizzata da un bassissimo livello di resilienza. Viviamo tutti un costante stato di dipendenza da sistemi e organizzazioni dei quali non abbiamo alcun controllo. Nelle nostre città consumiamo gas, cibo, prodotti che percorrono migliaia di chilometri per raggiungerci. È facile scorgere l’estrema fragilità di questo assetto, basta chiudere il rubinetto del carburante e la nostra intera civiltà si paralizza.

I progetti di Transizione mirano invece a creare comunità libere dalla dipendenza dal petrolio e fortemente resilienti attraverso la ripianificazione energetica e la rilocalizzazione delle risorse di base della comunità (produzione del cibo, dei beni e dei servizi fondamentali) con proposte e progetti incredibilmente pratici, fattivi e basati sul buon senso che prevedono processi governati dal basso e la costruzione di una rete sociale e solidale molto forte tra gli abitanti delle comunità, che però non preclude l’esistenza di altri livelli di relazione, scambio e mercato regionale, nazionale, internazionale e globale.

Nascono così le Transition Towns (oramai centinaia), città e comunità che sulla spinta dei propri cittadini decidono di prendere la via della transizione. Qui si evidenzia l’elemento di forza del progetto di Rob Hopkins.            

Il metodo da lui creato si può facilmente imparare, riprodurre e rielaborare. Questo lo rende piacevolmente contagioso, anche grazie alla forza della visione che contiene un’energia che attiva le persone e le rende protagoniste consapevoli di qualcosa di semplice e al contempo epico, utilizzando  tecnologie e competenze già in uso, per costruire in pochi anni un mondo profondamente diverso da quello attuale, più bello e più giusto.

La crisi profonda che stiamo attraversando diventa allora una grande opportunità da cogliere e valorizzare.

 

Serge Latouche. Economista e filosofo francese (Francia,1940)

https://it.wikipedia.org/wiki/Serge_Latouche

Decrescita conviviale e localismo. E’ uno degli animatori della Revue du MAUSS, presidente dell'associazione «La ligne d'horizon» e professore emerito di Scienze economiche all'Università di Parigi XI e all'Institut d'études du developpement économique et social (IEDES) di Parigi. E’ tra gli avversari più noti dell'occidentalizzazione del pianeta e un sostenitore della decrescita conviviale e del localismo (o localizzazione). Conosciuto per i suoi lavori di antropologia economica, Serge Latouche critica il concetto di economia come attività di pura scelta tra mezzi scarsi per poter raggiungere un fine. Mira a proporre nelle sue opere il concetto dell'economico, rifacendosi alla definizione di economia sostanziale, intesa come attività in grado di fornire i mezzi materiali per il soddisfacimento dei bisogni delle persone.

Critica il concetto di sviluppo e le nozioni di razionalità ed efficacia economica. Queste infatti appartengono ad una visione del mondo che mette al primo posto il fattore economico; per Latouche invece si tratta di "far uscire il martello economico dalla testa", cioè di decolonizzare l'immaginario occidentale, che è stato colonizzato dall'economicismo sviluppista.

In questo quadro egli critica anche il cosiddetto "sviluppo sostenibile", espressione che a prima vista suona bene, ma che in realtà rappresenta un tentativo estremo di far sopravvivere la crescita economica, facendo credere che da essa dipenda il benessere dei popoli.

I numerosi testi di Latouche evidenziano che i maggiori problemi ambientali e sociali del nostro tempo  sono dovuti proprio alla crescita ed ai suoi effetti collaterali.

Da qui l'urgenza di una strategia di decrescita, incentrata: sulla sobrietà, sul senso del limite, sulle "8 R" (Rivalutare, Riconcettualizzare, Ristrutturare, Ridistribuire, Rilocalizzare, Ridurre, Riusare, Riciclare)

tentare di rispondere alle gravi emergenze del presente.

Universalismo e imperialismo. Nemico del consumismo e della razionalità strumentale, Latouche è uno dei critici più acuti della ideologia universalista dalle connotazioni utilitariste, rivendicando la liberazione della società occidentale dalla dimensione universale economicista. Latouche accusa l'universalismo come creazione ideologica di un occidente che in nome della propria ristretta, egoistica, visione della propria identità, pretende d'imporre un imperialismo culturale al resto del mondo.

Non è stato forse il particolarismo, inteso come l'esaltazione delle culture particolari quello che spesso ha generato divisioni e lotte? Contro l'universalismo Latouche rivendica la necessità di: «valorizzare l'aspirazione a un dialogo fra le culture, a una coesistenza delle culture. Per questo alla prospettiva dell'universalismo oppone piuttosto un "universalismo plurale," che consiste nel riconoscimento e nella coesistenza di diversità, e nel dialogo fra queste diversità »  

 

 

Vandana Shiva Attivista politica e ambientalista (India, 1952)

dal sito: https://it.wikipedia.org/wiki/Vandana_Shiva

Si è battuta per cambiare pratiche e paradigmi nell'agricoltura e nell'alimentazione; si è occupata anche di questioni legate ai diritti sulla proprietà intellettuale, alla biodiversità, alla bioetica, alle implicazioni sociali, economiche e geopolitiche connesse all'uso di biotecnologie, ingegneria genetica e altro. È tra i principali leader dell'International Forum on Globalization, ed è vegetariana.  Nel 1993 ha ricevuto il Right Livelihood Award, detto il Premio Nobel alternativo. Nata nell’India del nord, da famiglia progressista, nel 1978 consegue il dottorato di ricerca in filosofia alla University of Western Ontario, Canada, con una tesi sulle implicazioni filosofiche della meccanica quantistica. Successivamente si occupa di ricerca interdisciplinare (scienza, tecnologia e politica ambientale) all'Indian Institute of Science e all'Indian Institute of Management di Bangalore. Tornata in India abbandona il campo della filosofia della scienza per dedicarsi all'agricoltura. Nel 1982 fonda il Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource Policy (Fondazione di ricerca per la scienza, la tecnologia e la politica delle risorse naturali), un istituto di ricerca da lei diretto. Nel 1993 riceve il Right Livelihood Award. Per promuovere il suo pensiero ha viaggiato molto, e giunse anche in Italia. Tra il 2008 e il 2013 ha partecipato ad alcune  trasmissioni: Parla con me di Serena Dandini, Che tempo che fa di Fabio Fazio, Ballarò ed è stata intervistata da Rai News 24. Tra le sue battaglie, c’è quella contro gli OGM e la loro introduzione in India. Nel 2013 ha ricevuto dall'Università della Calabria la laurea honoris causa in Scienza della nutrizione. Attualmente è la vicepresidente di Slow Food e collabora con la rivista di Legambiente La Nuova Ecologia. È membro del Comitato consultivo ad interim dell'Organizzazione per una società partecipativa (IOPS).

Tematiche affrontate:

Povertà e globalizzazione. Nel 2007 nel breve saggio Povertà e globalizzazione correla la povertà del terzo mondo agli effetti della globalizzazione. In esso si ritrovano in sintesi i punti chiave del suo pensiero « Noi possiamo sopravvivere come specie solo se viviamo in accordo alle leggi della biosfera. La biosfera può soddisfare i bisogni di tutti se l'economia globale rispetta i limiti imposti dalla sostenibilità e dalla giustizia. Come ci ha ricordato Gandhi: "La Terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l'avidità di alcune persone". »

La desertificazione del territorio agricolo. Sostiene che il ricorso diffuso alle monocolture, pur garantendo rese agricole elevate, altera gli equilibri del territorio e costringe ad usare dosi elevate di insetticidi, che provocano la scomparsa di insetti indispensabili per l'impollinazione delle piante (ad esempio api e farfalle). Nel suo libro "le guerre dell'acqua", critica l'utilizzo improprio delle riserve di acqua, che  vengono sfruttate fino all'esaurimento per la coltivazione da parte di alcune aziende di piante idrovore quali la canna da zucchero e l'eucalipto. Sottolinea anche come gli OGM utilizzati durante la "Rivoluzione Verde" indiana, forniti dagli Stati Uniti, hanno causato una forte perdita di fertilità del suolo a causa dei concimi chimici necessari alla crescita delle piante che hanno fortemente salinizzato il terreno[6].

La distruzione della biodiversità. Sostiene che la ricchezza di specie animali e vegetali presenti nel territorio (la biodiversità), è minacciata, soprattutto in campo agricolo, dalle multinazionali che incoraggiano i contadini a coltivare raccolti a cosiddetto "alto rendimento", impiantando monocolture, a detrimento delle centinaia di varietà tradizionali che stanno scomparendo. Nel suo libro "vacche sacre e mucche pazze" denuncia come causa della scomparsa delle razze locali anche l'allevamento intensivo delle mucche e quello dei gamberetti.

Il debito. Le coltivazioni che le aziende multinazionali sementiere propongono ai contadini innescherebbero una dipendenza da semi di ibridi o di piante OGM, fertilizzanti chimici e fitofarmaci, con costi elevati per gli agricoltori. Le nuove colture tenderebbero infatti a essere più sensibili agli attacchi dei parassiti. I costosi semi non si adatterebbero alle condizioni locali e richiederebbero quindi più investimenti in sostanze chimiche e irrigazione. In questo modo i contadini si impoverirebbero a vantaggio delle aziende di sementi, perché alla lunga i maggiori introiti non coprirebbero le maggiori spese.

La questione del brevetto. Ritiene che i brevetti di varietà agricole ibride consentirebbero alle multinazionali del settore agricolo di appropriarsi di saperi millenari ed espropriare progressivamente i contadini del loro sapere. Inoltre il livello legislativo non è sufficiente a garantire una protezione a coloro i quali gli OGM contaminassero i campi.

La questione del Golden rice. Altra sua tesi è che, a causa di un impoverimento nel numero delle varietà vegetali coltivate, si ridurrebbero le fonti di sostanze nutrienti e di vitamine. Controverso è il caso del Golden Rice, un riso GM arricchito con pro-vitamina A che, secondo uno studio pubblicato su Science, aiuterebbe a combattere la VAD (Vitamin A Deficiency, carenza di retinolo), ma che nell'ottica di Shiva sarebbe solo un palliativo, se non un danno, non in grado di sopperire alla perdita di biodiversità causata dalle monocolture e dai fitofarmaci, in quanto le colture locali non solo contengono una quantità uguale/superiore di vitamina A, ma per produrre lo stesso quantitativo di cibo le colture selezionate dai contadini indiani necessitano di un minor quantitativo di acqua. Esso, secondo la Shiva, sarebbe pertanto il proseguimento di un modello di sviluppo che avrebbe finora impoverito i contadini e le risorse naturali (a partire da quella idrica).

 

Gianni Tamino (Mogliano Veneto, 1947) https://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Tamino

Socio dell’Associazione per la Decrescita, ha insegnato Biologia generale presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Padova. E’ stato membro della Camera dei Deputati e poi membro del Parlamento Europeo dal 1995 al 1999, subentrando ad Alexander Langer. Ha fatto parte fino al 2006 del Gruppo di Lavoro sugli OGM del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Attualmente fa parte del Comitato Nazionale per la Sicurezza alimentare, presso il Ministero della Salute. Si occupa di impatti ambientali delle attività umane, con particolare attenzione agli aspetti energetici. Ha pubblicato libri e articoli sui temi dell’ambiente, dell’agricoltura, dell’energia e della decrescita tra cui: Il bivio genetico. Salute e biotecnologia tra ricerca e mercato, Ed. Ambiente, 2001; Ha curato il libro Biotecnocrazia. Informazione scientifica, agricoltura, decisione politica con C. Modonesi, e I. Verga, Jaca Book, 2007, e Biodiversità e beni comuni, Jaca Book, 2009, con C. Modonesi. Ha curato inoltre il volume: Cacciari Paolo, Fragrano Adriano, Tamai Lucia, Tamino Gianni, Scroccaro Paolo, Meneghel Silvano, Decrescita. Idee per una civiltà post-sviluppista, Sismondi Editore, 2009.

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