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Autore

Scipione Semeraro

MERCI E CONOSCENZA

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Inviato il 1/06/2019




Con frequenza ossessiva uno spot televisivo ci  ricorda il nostro modello di vita. “Le tue marche, la tua storia”. Una sintesi che racconta quanto sia diventata determinante nella costituzione della nostra identità la relazione, reale o immaginaria, con il mondo delle merci. Una condizione che accomuna ogni condizione e classe sociale, sia che il consumo sia  reale  sia che agisca come  desiderio. Non esiste sistema educativo, né luogo di trasmissione di valori e di comportamenti tanto pervasivo quanto l’esposizione al sistema complesso e articolato delle merci.

Nasciamo in quel reticolo simbolico e dalle merci riceviamo le gerarchie di valore, i nessi interpretativi delle cose e degli altri esseri umani.Un tempo l’educazione era un portare con mano dal non sapere alla conoscenza le persone, soprattutto i piccoli. Oggi questo non è più, siamo da sempre collocati nel mezzo di un sapere e di una cultura organizzata, non solo nell’occidente consumista;  consumare e/o desiderare hanno dimensione globale, costituiscono un linguaggio universale.Per questa ragione il moderno analfabetismo deriva più dall’eccedenza delle informazioni e dei simboli che dalla loro privazione.I saperi, come le merci, ingorgano e creano un rumore di fondo in cui non è facile acquisire un sapere utile e critico.Una pedagogia efficace dovrebbe, in ogni epoca della vita, decostruire criticamente questo ambiente affollato di “saperi” e simboli.Forse in questo contesto va cercato il nodo cruciale della crisi “educativa” della famiglia, della scuola e di ogni altro soggetto che intenda, in ogni epoca della vita, comunicare un suo sistema di interpretazione del mondo.Non solo quindi le merci, consumate e/o desiderate, insegnano molte cose del mondo e regolano l’orizzonte della realtà, ma esse stesse veicolano un senso e stabiliscono relazioni tra le persone. Si aggiunga anche che la  cultura, in quanto merce, posseduta, acquistata, scambiata, non sfugge a questa dimensione “totalitaria” dei processi di formazione del senso comune.Per reagire all’analfabetismo da eccedenza si deve considerare la cultura come una paziente operazione di scomposizione, ricostruzione delle nozioni, ricomposizione critica delle informazioni, risistemazione delle gerarchie di valori, un’abitudine a considerarne la genealogia. Per capire perché ho un’opinione, devo sapere come e perché si è formata.La magia, e la miseria, delle merci sta nell’essere realtà senza svelare il processo di produzione, il lavoro, la sofferenza, lo sforzo, il costo che ne permettono l’esistenza.I processi di formazione della cultura, come il vero sapere critico, devono fare i conti con la genealogia, la storia e l’origine, della realtà presente, unica condizione per non subirla e poterla liberamente cambiare e determinarla. La crisi dela democrazia ha molto a che vedere con questo stare acriticamente in un mondo già tutto dato, in cui le informazioni e i saperi, per il fatto stesso che sono trasmessi, assumono verità e credibilità. Sempre più il potere sta nelle mani di chi riesce a manipolare e governare l’universo dei simboli e delle merci.Una ricostruzione dei saperi condotta in cooperazione critica con gli altri, in una rete che si alimenta di dubbi e di domande è l’unico antidoto ad una tendenza che ci fa apparentemente più istruiti ma in verità più fragili nella conoscenza e nella capacità di interpretazione della realtà. Anche il ricorrente bisogno di trovare un’identità nel sacro e nella trascendenza è un segno di un indebolimento generale della conoscenza critica e dell’opprimente mercificazione del sapere. Quanto lo è l’asservimento della scienza al mercato. Così, nel declino della curiosità e dell’indagine critica, viene a mancare alla società un possibilità fondamentale di liberazione e autodeterminazione.

 

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