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UNITÀ TEMATICA N. 13
FILOSOFIA DELLA RELIGIONE
E DINTORNI

La religione e la filosofia affrontano i problemi ultimi di senso del mondo e della vita. La filosofia della religione studia razionalmente i metodi e le pratiche della religione in generale e delle religioni storiche, a partire dalle tre abramitiche

Autore

Luigi Lombardi Vallauri

MISTICA LAICA

in NONCREDO, n.14, L'UOMO, novembre / dicembre 2011.

 

Inviato il 12/10/2024




Ho già accennato, nei numeri 3 e 4 di NonCredo, al concetto, diventato per me cruciale, di mistica laica.

Con mistica intendo un incontro diretto, esperienziale, intuitivo-vissuto, con l'altamente significativo. Laica significa per me non avente per oggetto aldilà immateriali, mondi soprannaturali creduti per fede e "visti" per "grazia". Contro un diffuso pregiudizio culturale il concetto di mistica non religiosa non·è contraddittorio: esiste dell'altamente significativo intramondano. Addirittura "che il mondo è, è il mistico" ha detto Wittgenstein, coniando una delle migliori definizioni della mistica laica. Nulla di più laico del constatare che esiste un mondo; al tempo stesso, nulla che possa suscitare un più abissale stupore: la vittoria dell'essere, di un qualche essere, di una qualche storia dell'essere, sul non essere! Proprio l'intersoggettivo indubitabile, il banale assoluto, è il prodigio ontologico insondabile.

 

Io ho avuto esperienze di mistica laica - senza saperlo - fin dall'infanzia; ho fondato gruppi di meditazione orientati alla mistica laica, uno a Firenze, uno a Milano, trentadue anni fa. Oggi mi accorgo che anche quando ero credente cattolico disposto a dare la vita per seguire Cristo nella Chiesa, in fondo ero laico: volevo scommettere il mio destino su qualcosa di reale per tutti, anche per gli uomini di religioni non cristiane e per gli atei, per tutti i correttamente ragionanti sul piano  filosofico e scientifico. O Dio esisteva per tutti, cioè esisteva di fatto, indipendentemente da  convinzioni umane, o non esisteva; o Gesù era risorto fattualmente come era morto, o non era risorto. I dogmi trinitario, cristologico, mariologico, eucaristico, o erano la verità stessa delle cose (veritas rerum, san Tommaso) o, per quanto affascinanti, non mi riguardavano: o erano verità laiche o non erano verità per me. Di qui il definitivo primato, nella mia vita di credente, dell'apologetica e dell'ontologia sulla teologia, cioè della razionalità realistica, cercatrice di prove, su ogni raziocinio, anche il più ingegnoso e maestoso, originato da una "rivelazione". Oserei dire che il vero credente si vive come un laico e che sono gli altri a vederlo come un credente. Il vero credente, diversamente dal credulo, è incondizionatamente aperto alla realtà, quindi è necessariamente immerso in una "notte oscura dei sensi e dello spirito" (san Giovanni della Croce), in un vissuto di "nera luce" difficilmente distinguibile da quello del laico.

 

Io darò qui per acquisito a una mente razionalmente evoluta l'orizzonte laico dell'apofatismo, insieme al fatto che l'uomo sembra avere bisogno di mistica quasi come ha bisogno di pane. Ma allora, se il solo pensiero realisticamente accettabile è  per definizione pensiero laico, l'uomo ha  bisogno - un bisogno vitale - di mistica laica. Che non è necessariamente mistica del look, del cibo gourmet, del sesso selvaggio, dello shopping, della discoteca, dell'alcol, della droga, della guidata ultraveloce, dello sballo, del tifo calcistico, della competizione economica, del profitto illimitato, della ricchezza assaporata o esibita, del casato, dell'importanza, del potere per il potere, della visibilità mediatica (e, in mancanz a di tutto ciò, della tristezza mortale).

La mistica laica che ho in mente è variegata per generi e livelli. E' un ventaglio aperto di esperienze-realizzazioni-emozioni che o accadono in modo abrupto, inatteso, risveglio spontaneo di bellissimi serpenti arrotolati letargici nel prodigioso corpo-mente umano, o, una volta scoperte, vengono propiziate - mai prodotte - da scelte etiche e vocazionali, addestramenti ascetici, pratiche meditative. Un'altra metafora che mi è cara è quella delle "sorelle maggiori dell'anima": molto accade come se preesistessero "in cielo" (en ourano, Platone) delle possibilità in attesa, alle quali l'anima, come la bambina speranza del poema di Péguy, può tendere le mani e farsi condurre all'incredibile segretamente atteso. Una terza immagine che amo è "nel crepuscolo per sempre, accendere fuochi veri": mai splenderà sull'uomo perduto nell'universo una chiarità meridiana; ma nell'oscurità  o semioscurità perenne della condizione umana è possibile  rischiarare e riscaldare localmente l'intelligenza, la contemplazione e il cuore. Serpenti kundalini, sorelle maggiori dell'anima, fuochi nel crepuscolo apofatico.

 

La filosofia controlla intellettualmente la verità sapienziale della mistica, la mistica è avventura mai conclusa di poeticizzazione, illuminazione, intensificazione dell'esistenza. L'una e·l'altra sono "antiche come le montagne" (Gandhi), sono inesauribile tradizione e inesausto rinnovamento.

La domanda filosofico-mistica mi è caduta addosso nel sedermi umile alla soglia di un salmodiato micro-gompa interno, cella di alveare sospeso su roccia, del milarepiano monastero "Nido della  tigre" in Bhutan. La domanda era: COSA SI PUÒ SUGGERIRE DI AUTENTICAMENTE SIGNIFICATIVO ALL'UMANITÀ LAICA PER SEMPRE.

 

In un prossimo, spero, contributo a NonCredo proverò a delineare, per tratti minimi, un paesaggio di esperienze di mistica laica che senza ambire al rango di Illuminazione con la maiuscola meritano tuttavia, per come io penso e sento, il titolo di "sorelle maggiori dell'anima". A queste trascendenze immanenti, a questi oltre che non sono degli aldilà, possono credo tendere le mani, fiduciosi di impreziosire la vita, tutti i mortali per sempre.