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UNITÀ TEMATICA N. 1
IL CORPO DANZANTE

come strumento di coscienza di sé nel mondo

Autrice

Isadora Duncan

LA GRANDE SORGENTE

da Lettere dalla danza, La casa Usher, Firenze-Milano 1980.

 

Inviato il 3/07/2022

da Eugenia Casini Ropa




C’è stato un tempo in cui riempivo di note e osservazioni quaderni su quaderni, un tempo in cui ardevo dall’entusiasmo apostolico per la mia arte e mi abbandonavo completamente a convinzioni profonde e a un ingenuo coraggio. A quel tempo volevo completamente rifare l’esistenza umana, fin nei suoi più piccoli particolari del costume, della morale e del modo di vivere. Ma questo accadeva dieci anni fa. Da allora ho avuto il tempo di scoprire la vanità di quelle nobili ambizioni e ora sono soddisfatta delle gioie del mio lavoro e preoccupata solo della mia arte.

Per spiegare la danza è molto meglio danzare che pubblicare saggi e trattati. Un’arte dovrebbe essere in grado di farne a meno: la sua verità, se è veramente bella, dovrebbe risplendere spontaneamente.

Così io non desidero elaborare teorie né stendere un insieme di principi, ma forse posso esporre, senza essere accusata di fare delle prediche, quello che è sempre stato il mio pensiero di base rispetto alla danza.

Per me la danza non è soltanto l’arte che esprime l’anima umana attraverso il movimento, ma è anche il fondamento di una concezione totale della vita, di una vita più libera, più armoniosa, più naturale.

Non è, come troppo spesso si crede, una composizione di passi arbitrari e derivati da combinazioni meccaniche, che, pur essendo utile come esercizio tecnico, non può pretendere di costituire un’arte, essendo il mezzo, non il fine.

Ho studiato in modo esauriente le immagini di ogni epoca e di tutti i grandi maestri d’arte, eppure mai ne ho trovata una che cammini in punta di piedi o che sollevi le gambe fino all’altezza della testa. Queste posizioni sgraziate e artificiali non esprimono assolutamente lo stato di abbandono dionisiaco, che ogni danzatrice dovrebbe conoscere. Inoltre i movimenti genuini non sono inventati, ma riscoperti, proprio come in musica non si inventano le armonie ma semplicemente le si riscopre.

Il principio unico e fondamentale sul quale ho buone ragioni di basarmi è l’unità ritmica presente in tutte le manifestazioni della Natura. Le acque, i venti, le piante, le creature viventi, le stesse particelle della materia obbediscono tutti a questo ritmo dominante la cui linea caratteristica è l’ondulazione. In nessuna cosa la natura suggerisce l’idea di salti e interruzioni, tra tutti gli stati della vita esiste una continuità o un flusso che la danzatrice deve rispettare nella sua arte, se non vuole diventare un manichino, fuori dalla Natura e priva di ogni vera bellezza.

Cercare nella Natura le forme più belle e scoprire il movimento che esprime l’essenza di queste forme: ecco il compito della danzatrice. Come lo scultore, con cui ha tanto in comune, la danzatrice dovrebbe trarre la sua ispirazione solo dalla Natura. Rodin scrisse: “ Nella scultura non è necessario copiare le opere dell’antichità. Si deve piuttosto prima osservare le opere della Natura e poi vedere, nelle opere degli scultori antichi, soltanto il modo in cui la Natura è stata interpretata”,

Rodin ha ragione, e io nella mia arte non ho mai copiato le immagini dei vasi greci, dei fregi e dei dipinti, come invece si crede. Da esse ho imparato come si studia la Natura e, quando certi miei movimenti richiamano atteggiamenti presenti nelle opere d’arte, accade solo perché provengono parimenti dalla grande sorgente naturale.

Io vengo ispirata dal movimento degli alberi, delle onde, delle nevi, dalla connessione tra passione e tempesta, tra la brezza e la dolcezza, e così via. E sempre inserisco nei miei movimenti un po’ di quella continuità divina che dà a tutta la Natura la sua bellezza e la sua vita.

Questo non significa che per avere una danza naturale basti soltanto far ondeggiare le braccia e le gambe. In arte le opere più semplici sono quelle che sono costate un più grande sforzo di sintesi, di osservazione e creazione, e tutti i grandi maestri conoscono il prezzo necessario a raggiungere il vero accordo con quel modello nobile e senza pari che è la Natura.

Da quando ero bambina, ho trascorso vent’anni di incessante lavoro al servizio della mia arte e una gran parte di questo tempo è stata dedicata all’esercizio tecnico, della cui mancanza talvolta mi si accusa. E questo perché per me, lo ripeto, la tecnica non è un fine ma solo un mezzo.

Per me la danza ha come meta l’espressione dei sentimenti più alti e profondi dell’anima umana: quei sentimenti che nascono dagli Dei che vivono in noi, da Apollo, Pan, Bacco, Afrodite. La danza deve infondere nella nostra vita un’armonia ardente e palpitante, e vedere nella danza soltanto un divertimento frivolo o una piacevole distrazione significa svilirla.

Esistono continue reazioni del corpo e dello spirito che gli antichi non hanno mai trascurato, ma che noi troppo spesso abbiamo frainteso. Platone danzava, e così facevano anche gli ufficiali e i magistrati dell’antica repubblica; questa abitudine dava ai loro pensieri un’eleganza e un equilibrio che li ha resi immortali. Ciò è naturale, in quanto gli atteggiamenti che assumiamo toccano anche la nostra anima: un semplice curvare il capo all’indietro, se è fatto con passione, provoca in noi lo scorrere  di una frenesia bacchica, una frenesia di gioia, eroismo o desiderio. Tutti i gesti fanno così sorgere una risposta interiore, e allo stesso modo hanno la capacità di esprimere direttamente tutti gli stati possibili del sentimento e del pensiero.

Ogni movimento che può essere danzato sulla spiaggia, senza essere in armonia con il ritmo delle onde, ogni movimento che può essere danzato in una foresta, senza essere in armonia con l’ondeggiare dei rami, ogni movimento che può essere danzato nudo sotto la luce del sole in aperta campagna, senza essere in armonia con la vita e la solitudine del paesaggio, ognuno di questi movimenti è falso, perché non è in accordo con le linee armoniose della Natura. Questa è la ragione per cui la danzatrice dovrebbe soprattutto scegliere quei movimenti che esprimono l’energia, la salute, la nobiltà, la quiete e la serenità delle cose viventi.