Mi chiedete di raccontarvi le mie impressioni sulla Russia Sovietica.
Capirete subito che non tutte le persone che vivono in Russia vedono nello stesso modo gli avvenimenti che vi si stanno verifìcando.
I Comunisti dichiarati, coloro che sono al punto estremo di voler vedere per tutti le stesse possibilità e la stessa felicità, vedono realmente la porta aperta per i lavoratori del futuro; la borghesia invece, che è sempre vissuta in una egoistica sicurezza e nella comodità, può e vuole soltanto vedere negli stessi cambiamenti quello che chiama "la fine della Russia".
I grandi artisti hanno sempre sognato di creare la loro arte per tutta l'umanità, per il popolo. Purtroppo, per quelli del nostro tempo, questo sogno non si può avverare, perché anche nei paesi dove una sua realizzazione sarebbe possibile, si trovano davanti sempre lo stesso pubblico: quello che può pagare il prezzo per i posti migliori. Tutti gli studenti e la gente povera, coloro il cui spirito li spinge alla ricerca del bello vengono privati quasi interamente del lavoro dell'artista; o se invece, per caso, riescono a godere di un'opera d'arte, sono obbligati a sedere "in piccionaia" dove l'acustica è di solito pessima e la visione del palco è distorta. Mi sono sempre preoccupata di questa condizione ed è stata questa la ragione per cui, sperando di vedere finalmente realizzato il mio sogno, mi sono diretta in Russia, quando il governo dei Soviet annunciò che stava per aprire il teatro a tutto il popolo.
Nel 1905, a Berlino, avevo già provato a fare delle rappresentazioni davanti ai lavoratori, rappresentazioni che ebbero molto successo. Avevo trovato in queste persone semplici un commovente riconoscimento, che dimostrava che avevo portato nella loro vita una nuova esperienza di luce di bellezza.
Fu allora che fondai a Berlino una scuola gratuita per i bambini della classe lavoratrice. li mio proposito era quello di dar vita a un piccolo gruppo di allievi, che più tardi sarebbero diventati i maestri dei bambini e delle bambine della classe operaia.
Nessun governo riconobbe il valore della mia scuola, o la bellezza della mia idea. Anche gli allievi si trovarono, dopo poco, così trasformati dall'educazione che avevo dato loro, da considerarsi artisti di talento; dimenticarono così la loro missione e lasciarono il gruppo per seguire degli impresari pronti a sfruttarli e a portarli in tournée artistiche per tutto il mondo.
Dopo quindici anni di lavoro e impegno, ho capito che dovevo ricominciare la mia opera tutta da capo. Solo un'allieva mi rimase fedele, preferendo non tradire la speranza che avevo posto in lei. Mi seguì a Mosca, dove adesso si trova a dirigere la mia scuola per i lavoratori.
La gente non ha mai capito il mio vero scopo, ha sempre pensato che io volessi formare una compagnia di danzatori per gli spettacoli in teatro. Invece niente era più lontano dai miei pensieri. Ben lungi dal desiderio di creare dei danzatori di teatro, ho sempre sperato soltanto di educare nella mia scuola un certo numero di bambini che, attraverso la danza, la musica, la poesia e il canto, esprimessero i sentimenti del popolo con grazia e bellezza.
Ahimè! Mi è bastato poco tempo per capire che non potevo portare a termine questo lavoro senza aiuto: dovevo trovare un governo abbastanza illuminato che lo sovvenzionasse. Mi rivolsi successivamente alla America, alla Francia, all'Inghilterra, alla Grecia, ma nessuno di questi paesi mi diede aiuto. Fu così naturale rivolgermi ai Soviet, quando annunciarono il loro progetto di rendere il teatro gratuito per tutti. Non era forse quella l'unica strada, l'unica possibilità che avevo per realizzare la mia scuola?
Nel 1921 ho creduto che il mio sogno avesse realmente preso forma, perché, arrivata a Mosca, ho davvero trovato tutti i teatri aperti e colmi di operai ad ogni rappresentazione. Da parte mia diedi vari spettacoli davanti a migliaia di persone povere ed ebbi la gioia di un'espressione completa.
Per la prima volta nella mia carriera artistica mi sembrò che l'orizzonte si allargasse.
Questa speranza, però, non durò a lungo, perché dal 1922, con il cambio del controllo politico, tutti i sogni degli artisti di offrire l'arte gratuita ai lavoratori, svanirono. I teatri ritornarono ad essere un'impresa commerciale. Per tutto il periodo in cui i concerti erano stati liberi, molti artisti si erano lamentati che gli operai non capivano le opere di Beethoven e che, non capendole, erano incapaci di ascoltarle con tranquillità. Ciò era causato da un passaggio troppo brusco da una vita di duro lavoro alle vette più alte dell'arte. Per sviluppare il gusto degli operai, era necessario cominciare dall'inizio, dall'educazione dei bambini.
I bambini della mia scuola, a quattro o cinque anni, imparano a muoversi in armonia con i ritmi di Schubert o di Mozart, o con i Minuetti di Beethoven, acquistando così gradualmente e senza sforzi un gusto per la musica; e imparano anche a distinguere, con istinto naturale, la differenza tra la musica più elevata e quella più povera.
I bambini, inoltre, vengono spesso portati a visitare i musei e, aiutati dalle spiegazioni, comprendono in fretta la nobiltà della scultura egiziana, greca o moderna. Ogni volta, ritornando a scuola, provano a ricreare i diversi movimenti delle figure scolpite e spesso scoprono, in questo modo, qualcosa di veramente bello. Grazie a questo allenamento quotidiano, gli umili figli dei lavoratori diventano essi stessi opere d'arte, che i genitori possono capire e attraverso cui possono conoscere e amare la bellezza e la grazia: in poche parole, l'esperienza artistica.
L’educazione dei giovani è l'unico modo per portare nella classe operaia il gusto per l'arte e la capacità di comprenderla. Una della più grandi verità è che quel che non può essere insegnato ai bambini attraverso le parole, può essere facilmente appreso con il linguaggio dei movimenti. I pedagogisti hanno raramente capito l'importanza dell'educazione del corpo del bambino. I Tedeschi e gli Svedesi mirano solo allo sviluppo dei muscoli, trascurando la giusta correlazione tra lo spirito ed il corpo; io invece, ho preso come base del mio insegnamento il principio che il fanciullo non dovrebbe mai imparare un movimento che non sia allo stessol tempo anche un'cspressione dell'anima. Egli dovrebbe danzare cos1 spontaneamente come una pianta spontaneamente cresce.
Un'energia interiore dovrebbe affiorare alla superficie e trovare la sua espressione. Invece nelle ginnastiche moderne accade proprio l'opposto: una forza esterna dirige i movimenti sotto il controllo della volontà. Tutti gli animali della natura si muovono in armonia con il ritmo universale; solo il figlio .dell'uomo si trova bloccato da movimenti innaturali.
Dal momento della fondazione della mia scuola nel 1905, sono sorte in tutto il mondo migliaia di scuole che hanno copiato, o creduto di copiare, il mio sistema. Hanno però tutte commesso un errore fondamentale: non hanno capito che io non ho un sistema. Il mio unico scopo e i miei unici sforzi sono stati quelli di guidare il bambino a crescere e a muoversi in armonia con il suo impulso interiore, in armonia con la Natura. Tutte queste scuole hanno invece commesso lo stesso errore di voler sezionare i movimenti dei fanciulli per ricomporli secondo modelli geometrici, invece di lasciare che tutta la grazia e la bellezza naturale giungessero all’espressione.
Nessun' arte, antica o moderna, è stata mai capace di mostrare, in termini di movimento, quel che può essere l'uomo, quando è ispirato dai suoi più alti ideali. William Blake ne ha dato un'indicazione, Nietzsche ne ha avuto una visione quando fece appello a tutta l'umanità racchiusa nelle strofe della Quinta Sinfonia di Beethoven. Ciononostante non è impossibile concretizzare questa visione, perché io ho visto i bambini della mia scuola perdere la loro materialità sotto l'incantesimo della musica e muoversi con una bellezza così pura da raggiungere l'espressione più alta della vita umana. Per raggiungere queste vette però, la danza non può essere considerata un divertimento o un'esibizione su un palcoscenico, davanti ad un pubblico avido di sensazioni. Finché la danza non diventerà l'espressione e il perfezionamento della massa, rimarràsempre una specie di ginnastica, un'indice di mediocrità.
A Mosca ho lavorato per un'estate intera con centinaia di figli di operai. Le lezioni si svolgevano all'aria aperta e alla fine della tagione i risultati del corso furono davvero incredibili. La gente arrivò da ogni parte della città per vedere i bambini danzare e cantare. Ahimé con l’arrivo dell'invemo, fui però costretta ad abbandonare il lavoro, non disponendo di uno spazio abbastanza vasto e soprattutto perché non potevo provvedere ad un riscaldamento adeguato. Fu doloroso vedere la delusione e la disperazione dei bambini, che avevano iniziato a vivere con la loro danza una vita nuova e più bella. Tuttavia, quel che ho fatto per la Russia, sono pronta a rifarlo per qualsiasi altro paese il cui governo mi dia l'appoggio necessario.
Verrà il giorno in cui una grande scuola internazionale di fanciulli, in cui regnerà una più nobile concezione della vita, apnrà le porte del futuro ad una nuova umanità. Sarà la scuola che ho desiderato per vent'anni di fondare e in cui spero ancora con una fiducia sempre crescente.