P E R C O R S O E I N T E N T O D E L L E D U E G I O R N A T E
La discussione tra tutti i partecipanti si è conclusa con l'incarico a Paolo Roccalbegni (Psicomotricità), Elisa Martinuzzi (Scuola Steineriana), Tamara Alderighi (osservatrice esterna), Giovanna Dolcetti e Robert Bozarth (Metodo Feldenkrais), di riassumere le giornate per farne la base della proposta, scaturita dal confronto finale, di proseguire con ulteriori iniziative comuni tra le tre discipline e nella ricerca di un linguaggio comune; il tutto in funzione di approfondimento e maturazione personale e di possibili interventi propositivi nei confronti delle Istituzioni, nell’auspicio che una proposta fatta da tre discipline unite e tendenti ad un unico scopo, possa ottenere maggiore ascolto.
Le tre discipline protagoniste, nello spazio loro dedicato, hanno offerto al pubblico una presentazione del loro lavoro attraverso brevi interventi di carattere generale, sia sul metodo (origini e finalità specifica) che sull'evoluzione della propria storia personale, con racconti e filmati; e, quando la disciplina lo prevedeva, l'esperienza con il movimento.
Le sequenze, sia nel presentare la propria disciplina, sia nel passaggio dalla Psicomotricità al Metodo Feldenkrais, all'Euritmia Steineriana, hanno creato un clima di fiducia, di andata e ritorno tra chi esponeva e chi ascoltava, e mantenuto l'uditorio -un centinaio persone- attento, vivo, interessato, e propositivo.
Le persone presenti, in parte insegnanti o allievi delle tre discipline, in parte insegnanti di scuole primarie pubbliche e private sono intervenute con domande e proposte, dalla cui osservazione è sembrato possibile arrivare alla sintesi seguente, articolata in cinque punti.
UN ORIZZONTE COMUNE
La convergenza tra le tre discipline risulta chiara nella condivisione di una stessa meta: offrire alla singola persona “quel” possibile sostegno esterno, interpersonale e/o corale, che l’aiuti -quanto necessario- a raggiungere, agevolmente, quella coscienza di sé, di sé nel mondo e del mondo, auspicabili per “vivere bene”; ovvero aiutarla a costruire dentro di sé, gli strumenti conoscitivi necessari a sostenere -quotidianamente- il proprio processo di evoluzione permanente, verso un contesto più generale che voglia / possa offrire -a tutti- una singolare attenzione ai bisogni, al diritto, al rispetto.
Ed è proprio grazie a questa comune attenzione ai bisogni, al diritto e al rispetto, verso se stessi e verso gli altri, che è alla base dei percorsi scelti da tutte e tre le discipline per raggiungere la stessa meta, che possono essere ipotizzate azioni comuni utili ed efficaci, compatibili con le proprie finalità, personali e disciplinari.
LA FERTILITA’ DI UNA CONTAMINAZIONE
TRA PERCORSI DIVERSI MA COMPATIBILI
La meta viene raggiunta dalle diverse discipline attraverso vie differenti, che però non sono mai in opposizione tra di loro. Trovarne i punti di contatto e metterli in evidenza potrebbe risultare un passo significativo verso una disciplina senza nome a tre voci, capace di arricchire con contributi non ancora acquisiti, i relativi percorsi, personali e disciplinari, portando ad ulteriore affinamento e arricchimento, ognuna delle discipline partecipanti.
L’AVVIO DI UN CONFRONTO APERTO
CUI DARE CONTINUITA’ E RISONANZA
Si considera quindi opportuno, per dare maggiore risalto all'utilità ed all'efficacia di queste discipline e mettere a disposizione l'esperienza di chi insegna nel settore, dare continuità e risonanza al positivo confronto avvenuto nelle due giornate.
Si auspica che questa sintesi venga diffusa in tutte le sedi in grado di intuirne il senso profondo e di apprezzarla; e che da essa e dal lavoro comune tra le tre discipline scaturiscano numerose proposte concrete da presentare alle diverse Istituzioni che operano sul campo nei territori, a partire dalle istituzioni pubbliche, costituzionalmente tenute alla promozione dello sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica.
L A S P E C I F I C I T A’ D E L L E S I N G O L E D I S C I P L I N E
La diversità delle tre discipline è risultata evidente:
1. DAL MODO IN CUI SI È PROVATO A SINTETIZZARNE PRINCIPI E RISULTATI
Dai relatori ma anche dal pubblico al momento delle conclusioni della “tavola rotonda”, sono emerse maggiori possibilità di poter spiegare, attraverso principi e “regole”, il Metodo Feldenkrais e l'esperienza Steineriana piuttosto che la Psicomotricità; forse per la presenza carismatica di Moshe Feldenkrais e Rudolf Stainer nelle prime due discipline, mentre nella terza il riferimento è ad una gamma di diversi pensatori. Ad aiutare la comprensione si sono dimostrati utili i video proiettati: il bambino Feldenkrais e il bambino nella Psicomotricità.
Di seguito, è stato riportato il percorso di presentazione scelto, considerando utile per comprendere i diversi metodi, l’osservazione comparata degli specifici punti di partenza.
LA PSICOMOTRICITÀ
I relatori hanno scelto di applicare alla loro presentazione il metodo della psicomotricità: ragionare insieme per favorire l’espressione di un contesto così articolato e complesso in un modo articolato e complesso. Espongono i loro principi attraverso il racconto delle singole esperienze lavorative, in cui l’aspetto essenziale è che si lavora sulla persona intera, di ogni età; su quello che c’è, non su quello che manca; sul corpo come veicolo di comunicazione; se ne abbraccia il simbolico, la libertà di espressione attraverso la libertà di movimento e l’interazione con i presenti, stimolati a pensare insieme, staccandosi da un “giudizio” che blocca il pensiero. Essere in relazione con l’altro presume l’assunzione di una grande responsabilità e favorisce la presa di coscienza di sé.
L’EURITMIA (Scuola Steineriana)
La relatrice ha suddiviso la sua presentazione tra una parte teorica (che ha introdotto l’Euritmia all’interno dei principi della pedagogia e dell’antroposofia steineriana, a partire dalla visione dell' “essere umano” nata con Rudolf Steiner, 1861-1925) e una parte pratica con un esercizio collettivo guidato che ha coinvolto un'ottantina di presenti, sul tema "la curva e la retta": i due archetipi fondamentali e principi geometrici che regolano la manifestazione della forma.
L'euritmia (utile per tutte le età) è un'arte del movimento e una materia curricolare delle scuole steineriane; cerca di armonizzare l’attività interiore tri-articolata (il pensiero, il sentimento e la volontà che prepara all'azione) attraverso il movimento, stimolando un lavoro di profonda autoeducazione individuale e di integrazione sociale.
IL METODO FELDENKRAIS®
Per dimostrare il percorso a cui Moshe Feldenkrais fa riferimento nell'insegnamento del metodo e nel renderlo possibile per tutti, e' stato proiettato un filmato “Baby liv”, nel quale si mostra l'acquisizione naturale del movimento da parte del bambino, nell'intento di soddisfare una particolare esigenza attraverso l'esplorazione e la ricerca. Sono seguite relazioni su temi specifici ( “imparare ad imparare = imparare ad insegnare”, approccio al miglioramento continuo dell'individuo, apprendimento senza frustrazione, il principio delle variazioni con vari modi per fare la stessa cosa), e resoconti su esperienze di insegnamento in centro diurno anche con disabili. Si sono tenute: una lezione pratica di “Conoscersi Attraverso Il movimento” (CAM®) e l’esperienza di Integrazione Funzionale (IF®) per una trentina di volontari tra il pubblico, che sono le due modalità d'insegnamento Feldenkrais. La presentazione si è conclusa con una esposizione riassuntiva commentata sul Metodo e la proiezione di diapositive.
2. DAL PERCORSO FORMATIVO PER DIVENTARE INSEGNANTI
LA PSICOMOTRICITÀ
Il percorso per diventare psicomotricista, in base agli accordi definiti sia a livello europeo che nazionale, è costituito da una formazione di almeno tre anni, con almeno 2.400 ore. I tre anni contengono tre aree di formazione: la formazione personale, la formazione teorica e la formazione pratica. Ogni area ha proprie finalità caratteristiche, contenuti, metodologie e docenti. La formazione personale è costituita da un percorso di ricerca e esperienza che ha come finalità l'acquisizione di una competenza nella relazione umana. L' area di formazione teorica è finalizzata alla conoscenza e all'approfondimento delle basi teoriche della Psicomotricità e delle discipline ad essa collegate. L'area di formazione pratica prevede il coinvolgimento dei corsisti in un percorso professionalizzante che comporta l'immersione progressiva nei diversi aspetti dell'attività psicomotoria con l'assunzione di livelli di responsabilità crescenti.
L’EURITMIA (Scuola Steineriana)
La premessa di una scuola che ha tra le sue finalità principali l'educazione permanente dell'essere umano, è quella di un'approfondita preparazione degli insegnanti. A tale scopo sono stati istituiti in Italia specifici corsi di formazione biennali o triennali che abilitano all'insegnamento nelle scuole Steiner-Waldorf in tutto il mondo. In essi è previsto lo studio dell'antropologia antroposofica di R. Steiner, come base della pedagogia, della didattica e della metodologia di insegnamento nelle varie fasi evolutive, in cui le attività artistiche e manuali fanno parte integrante dei corsi. Si approfondiscono i contenuti del Piano di Studi, la didattica e le tecniche della buona pratica d'insegnamento. Sono previsti periodi di tirocinio presso scuole Steiner-Waldorf (in Italia e all'estero) e un costante lavoro di ricerca ed aggiornamento gestito dagli stessi centri di formazione, dalle associazioni nazionali competenti e dalle singole scuole.
IL METODO FELDENKRAIS®
Il Metodo Feldenkrais® può essere insegnato esclusivamente da professionisti diplomati dopo un lungo e rigoroso percorso formativo. E basato su un approccio innovativo alla comprensione, all’apprendimento e alla evoluzione umana attraverso il movimento e la sua influenza sul sistema nervoso. L'associazione internazionale, insieme alle associazioni nazionali, stabilisce quale debba essere la prassi da seguire per formare nuovi insegnanti. La formazione, articolata sulle diverse esigenze che si manifestano nello sviluppo della persona, pone le basi dalle quali partire per ottenere qualsiasi processo motorio sia in grado di favorire efficienza fisica e mentale, vitalità e flessibilità, e si svolge nell'arco di quattro anni. Il metodo parte dal presupposto che si impara lungo tutta l'esistenza. L'apprendimento viene aggiornato / sperimentato soprattutto attraverso la pratica personale e in corsi di formazione continua.
3. DAL METODO DI TRASMISSIONE DELL’INSEGNANTE
LA PSICOMOTRICITÀ
Il lavoro dello psicomotricista aiuta il bambino e l’adulto, nelle diverse fasi della vita, ad utilizzare le sue risorse per sviluppare al meglio le proprie capacità, ognuno in un modo e con caratteristiche proprie. La concezione psicomotoria propone un modo diverso ed originale per comprendere il processo di organizzazione del pensiero e dell'identità. Aiuta l’identità a formarsi, a collaudarsi, a rinforzarsi, sostenendola nella sua natura plurima (intellettuale-emozionale-affettiva e motoria), non attraverso esercizi settoriali o prettamente motori, né attraverso esperienze specificamente relazionali e simboliche, bensì attraverso un’attività spontanea e completa come il gioco o attività similari, che permettono di integrare la percezione di sé, il movimento, le rappresentazioni simboliche e il vissuto emozionale.
L’EURITMIA (Scuola Steineriana)
La scuola trasmette l'interdisciplinarietà dei saperi al bambino, attraverso un'esperienza a 360 gradi. L'approccio all'apprendimento passa attraverso una esperienza che solo in seguito si trasforma in concetto e pensiero astratto: la sapienza delle mani e del fare si trasforma in conoscenza. Le attività artistiche e artigianali risvegliano e sviluppano la creatività, l’iniziativa, le competenze sociali ed accrescono le capacità di apprendimento in tutte le materie. Anche le aree disciplinari che richiedono capacità cognitive e di astrazione, vengono portate in forma immaginativa-artistica. L'arte è intesa come configurazione artistica dell’insegnamento. L’alternanza, il ritmo tra osservazione e lavoro, tra ascolto e attività, permeano l’intero percorso educativo.
IL METODO FELDENKRAIS®
Il Metodo Feldenkrais viene insegnato e quindi praticato in due modalità parallele e complementari: quella di gruppo denominata Conoscersi Attraverso il Movimento (CAM®) e quella individuale chiamata Integrazione Funzionale (IF®). Nel lavoro di gruppo l’insegnante guida attraverso la voce, fornendo indicazioni che orientano gli allievi verso un’osservazione accurata del corpo in movimento e propone variazioni che suggeriscono nuove possibilità e disinnescano gli schemi abituali. Nella lezione di Integrazione Funzionale, attraverso il tocco, l’insegnante stabilisce un contatto diretto con l’allievo e, dialogando attraverso il movimento, genera un contesto di apprendimento e di possibile mutamento.
4. DALLE LORO ORIGINI SIA PURE APERTE ALLA NUOVE SCOPERTE
L'insegnamento del sostegno allo sviluppo, all'apprendimento, e quindi all’evoluzione della persona nel suo complesso, hanno nelle tre discipline origini storiche e concettuali differenziate, tutte ugualmente preziose e riconosciute. Ma non possono essere trascurati gli studi paralleli, scientifici, psicologici, esperienziali, messi a disposizione nel mondo attuale, dall’evoluzione complessiva della conoscenza, dello sviluppo tecnologico e dell’accesso all’informazione.
Di seguito una sintesi sulle teorie e sulle origini alla base delle tre discipline.
LA PSICOMOTRICITÀ
La Psicomotricità si propone l’integrazione e il superamento di molteplici scissioni, fra cui anche quella fondamentale fra mente e corpo. Il pensiero psicomotorio presuppone l’unità e l’interezza della persona, il riconoscimento e la valorizzazione delle sue potenzialità; questo differenzia sostanzialmente la cultura psicomotoria da quella sanitaria e da quella pedagogica attuali. L’intervento psicomotorio affronta i "nuovi bisogni" che bambini e adulti stanno esprimendo in questa società frammentata; ha una funzione di promozione del benessere e della salute, di prevenzione della difficoltà, del disturbo e della patologia e di aiuto nella patologia in senso risolutivo o migliorativo.
Le ricerche in campo psicologico, psicoanalitico e neuropsicologico (D. H. Winnicott, W. Bion, E. Bick, M. Mahler, J. Bowlby, D. Stern, A. Damasio, U. Galimberti, ecc.) hanno dimostrato come il pensiero umano si strutturi a partire dall’elaborazione degli stimoli (tattili, propriocettivi, labirintici, visivi, uditivi, ecc.) che il bambino percepisce nelle prime fasi della vita. Da questi stimoli comincia a costruirsi il pensiero e l’organizzazione di tutte quelle funzioni mentali che comunemente chiamiamo “Io”, “Identità”, “capacità di mettersi in relazione con l’ambiente”. Hanno dimostrato anche come l’attività motoria, insieme a quella sensoriale, contribuiscano allo sviluppo intellettivo, emozionale, relazionale anche nelle età successive; e come tutti questi fattori influiscano sulle capacità creative, produttive, comunicative dell’adulto e nel loro permanere anche in età avanzata. L'intelligenza è connessa alla capacità di mettere in relazione, e quindi di unire, elementi diversi in modo originale ed imprevedibile. Si è anche dimostrato che gran parte dei disagi e delle patologie psichiche nascono dalla scissione di parti che non si sono mai unificate o che dall'unità conquistata si sono frantumate e non sono fra loro più riconoscibili.
La concezione psicomotoria permette lo sviluppo delle capacità associative ove non si siano ancora completamente sviluppate e favorisce la reintegrazione delle parti frantumate; parte dalla sensorialità del corpo come luogo di integrazione e di crescita e è in grado di aiutare le persone nel loro percorso di sviluppo o di recupero delle proprie risorse anche quando la capacità di costruzione di rappresentazioni simboliche non si è ancora sviluppata o è stata persa. Lo psicomotricista non educa e non insegna, non riabilita e non "cura". E’ una figura alleata alla persona, in ascolto del suo essere, accogliente e sostenente, favorente la ricerca delle sue modalità di relazione e di comprensione del suo mondo interno (fantasie, paure, angosce, desideri) ed esterno (rapporto con gli oggetti reali, gli altri) e nella costruzione di quelle funzioni mentali che sono di base alla capacità di apprendere dalla propria esperienza. Opera come catalizzatore di un processo che ha come protagonista attivo la persona nel suo insieme, attraverso un processo di conquista attiva del tutto personale ed originale. Per la concezione psicomotoria solo la persona, sia essa bambino o adulto, può modificare in modo efficace, funzionale e permanente la propria struttura.
L’EURITMIA (Scuola Steineriana)
Non si può parlare di Euritmia senza parlare di pedagogia steineriana e di antroposofia: la visione dell'“essere umano” nata agli inizi del XX secolo per opera di Rudolf Steiner (1861/1925 nato nell'attuale Croazia e morto in Svizzera) che ha generato diversi impulsi in direzioni diversissime come l'agricoltura biodinamica, le arti (euritmia, architettura, scultura,..), le scienze (la matematica, l'astronomia, la biologia...), la medicina, l'alimentazione, l'educazione, la triarticolazione sociale e molto altro. R.Steiner fonda la società antroposofica nel 1913 per creare una via di conoscenza che permettesse all'uomo, immerso nella civiltà della scienza e della tecnica materialista, di ritrovare accesso al mondo spirituale. Chiama l'antroposofia “scienza dello spirito”. La prima scuola steineriana fu fondata nel 1919, per creare una scuola per i figli degli operai della fabbrica Waldorf-Astoria a Stoccarda. Questo impulso diede a Steiner la possibilità di sviluppare e rendere concreta una pedagogia (denominata Waldorf) fondata sull'antroposofia. Questa pedagogia si pone come obbiettivo quello di accompagnare le fasi di sviluppo del bambino, così da favorire il risveglio di un pensiero autonomo per un futuro uomo o donna che porti liberamente i suoi talenti nel mondo.
L’euritmia è un'arte del movimento che trae ispirazione dalla tradizione delle danze sacre e dalla cultura greca antica, dalla quale deriva il suo nome EU-RITMIA: ritmo armonioso. Nell'euritmia la parola ritmo si collega ai cicli naturali, ritrovabili nel macrocosmo degli astri come nel microcosmo della cellula. L'euritmia é quindi lo studio e l’espressione dei gesti e dei movimenti presenti nella vita dell’infinitamente piccolo, come dell’infinitamente grande. Vengono studiati i movimenti legati a numerosi archetipi (dei suoni, della poesia, della musica, dei colori, dei quattro elementi, delle costellazioni e dei pianeti, delle geometrie che costituiscono la vita, ecc...). Ogni gesto e movimento coinvolge l’intero essere umano, integrando i movimenti corporei con il sentimento e il pensiero, armonizzando e riordinando la relazione tra l’elemento interiore e quello corporeo/spaziale. L'aspetto sociale è una componente fondamentale del lavoro, soprattutto nella proiezione e metamorfosi di geometrie nello spazio, dove tutto il gruppo entra in movimento contemporaneamente e dove la coscienza viene continuamente richiamata ad espandersi ad una percezione sempre più globale e inclusiva. Gli elementi euritmici possono essere messi al servizio in diversi ambiti: quello artistico (con la creazione di coreografie silenziose, o su un brano poetico o musicale); quello terapeutico (nell'applicazione dei gesti e delle forme per il risanamento di stati patologici); quello aziendale (dove l'euritmia entra nel mondo del lavoro per dare un contributo di carattere sociale, accrescere il senso di cooperazione, controbilanciare meccanizzazione e cerebralizzazione del lavoro); quello pedagogico, accompagnando il bambino nel suo processo di crescita e evoluzione corporea e psico-emotiva.
IL METODO FELDENKRAIS®
È stato creato da chi gli ha dato il nome, Moshe Feldenkrais (1904/1984) nato a Slavuta nella odierna Ucraina da famiglia ebrea e morto in Israele. Emigra giovanissimo in Palestina. Pratica il jujitsu e scrive un libro di autodifesa. Studia a Parigi, si laurea in ingegneria meccanica e elettrica alla Sorbona e collabora con Joliot-Curie. Approfondisce la conoscenza delle arti marziali e di autodifesa e fonda il primo club di Judo a Parigi. A seguito dell’invasione nazista fugge in Inghilterra dove lavora per il Ministero della Marina. Inizia a sviluppare il suo metodo anche per risolvere alcuni seri problemi al suo ginocchio e si confronta con i maggiori esperti e scienziati, tra cui i precursori delle neuro-scienze. Dopo la fine della guerra ritorna in Israele. Torna in Israele agli inizi degli anni 50.
Il Metodo Feldenkrais® è un sistema globale che utilizza il movimento come strumento per lo sviluppo della consapevolezza del sé all’interno di un processo di auto-miglioramento. Il presupposto del MF è che la persona sia un'unità complessa costituita da un insieme (corpo, mente, pensiero ed emozioni) che interagisce costantemente con l’ambiente esterno per formare l’esperienza della vita; migliorando anche solo uno degli elementi costitutivi, si può innescare un miglioramento significativo in tutto l’insieme. Poiché il movimento rappresenta una costante presente in tutte le manifestazioni vitali dell’uomo (siano esse emozionali, intellettuali o sensoriali), partendo dalla consapevolezza dei propri processi motori, la persona affina l’immagine di sé, immagine sulla cui base agisce nella propria esistenza. Affinando e cambiando la propria immagine del sé, attraverso la consapevolezza del corpo in movimento, e lo sviluppo della propriocezione, arricchisce e trasforma la coscienza di sé e la consapevolezza delle proprie potenzialità motorie, che portano ad un maggior benessere fisico e gettano le basi di un cambiamento profondo e duraturo. Attraverso le due modalità praticate: quella di gruppo CAM® (Conoscersi Attraverso il Movimento) e quella individuale IF® (Integrazione Funzionale), il Metodo Feldenkrais®, stimolando e riorganizzando il sistema nervoso per mezzo del movimento, porta quindi non solo ad un maggior benessere fisico, ma contribuisce positivamente al cambiamento di tutti i processi vitali della persona, rendendola artefice del proprio benessere globale. Nella lezione di Integrazione Funzionale, attraverso il tocco, l’insegnante stabilisce un contatto diretto con l’allievo e, dialogando attraverso il movimento, genera un contesto di apprendimento e di possibile mutamento. Durante la lezione di CAM® poiché il movimento è presente nei processi che coinvolgono percezione, pensiero, ed immaginazione, la persona è interamente coinvolta. Le sequenze proposte dall’insegnante guidano di volta in volta all’esplorazione di articolazioni, muscoli, respirazione, relazioni tra le diverse parti del corpo e spesso ripercorrono le tappe dello sviluppo motorio dell’essere umano. Le lezioni di CAM® portano la persona ad arricchire il proprio repertorio motorio, a ridurre il dispendio di energie e a migliorare l’efficacia delle proprie azioni.
Di seguito i contributi introduttivi alle tre singole discipline:
Introduzione alla concezione psicomotoria e funzione dello psicomotricista
a cura di Luigi Paolo Roccalbegni
Introduzione all’Euritmia
a cura di Elisa Martinuzzi
Introduzione al Metodo Feldenkrais
a cura di Robert Bozart
INTRODUZIONE ALLA CONCEZIONE PSICOMOTORIA
E FUNZIONE DELLO PSICOMOTRICISTA
a cura di Luigi Paolo Roccalbegni
Fin dalla parola stessa “psicomotricità” si evince il progetto culturale e tecnico che è alla base della ricerca e del lavoro in campo psicomotorio. La Psicomotricità si propone l’integrazione e il superamento di molteplici scissioni, fra cui anche quella fondamentale fra mente e corpo.
Il pensiero psicomotorio presuppone l’unità e l’interezza della persona, il riconoscimento e la valorizzazione delle sue potenzialità; questo differenzia sostanzialmente la cultura psicomotoria da quella sanitaria e da quella pedagogica attuali. Le ricerche in campo psicologico, psicoanalitico e neuropsicologico (D. H. Winnicott, W. Bion, E. Bick, M. Mahler, J. Bowlby, D. Stern, A. Damasio, U. Galimberti, ecc.) hanno dimostrato come il pensiero umano si strutturi a partire dall’elaborazione degli stimoli (tattili, propriocettivi, labirintici, visivi, uditivi, ecc.) che il bambino percepisce nelle prime fasi della vita. Da questi stimoli comincia a costruirsi il pensiero e l’organizzazione di tutte quelle funzioni mentali che comunemente chiamiamo “Io”, “Identità”, “capacità di mettersi in relazione con l’ambiente”. Hanno dimostrato anche come l’attività motoria, insieme a quella sensoriale, contribuiscano allo sviluppo intellettivo, emozionale, relazionale anche nelle età successive; e come tutti questi fattori influiscano sulle capacità creative, produttive, comunicative dell’adulto e nel loro permanere anche in età avanzata. L'intelligenza è connessa alla capacità di mettere in relazione, e quindi di unire, elementi diversi in modo originale ed imprevedibile.
Si è ampiamente dimostrato al contrario che gran parte dei disagi e delle patologie psichiche nascono dalla scissione di parti che non si sono mai unificate o che dall'unità conquistata si sono frantumate e non sono fra loro più riconoscibili.
La concezione psicomotoria per le sue caratteristiche specifiche permette lo sviluppo delle capacità associative ove non si siano ancora completamente sviluppate e favorisce la reintegrazione delle parti frantumate. Di conseguenza la psicomotricità, che parte dalla sensorialità del corpo come luogo di integrazione e di crescita, è l'unico strumento in grado di aiutare le persone nel loro percorso di sviluppo o di recupero delle proprie risorse anche quando la capacità di costruzione di rappresentazioni simboliche non si è ancora sviluppata o è stata persa.
LA FUNZIONE DELLO PSICOMOTRICISTA
Il lavoro dello psicomotricista si colloca a questo livello: aiutare il bambino, e poi l’essere umano nelle diverse fasi della vita, ad utilizzare le sue risorse per sviluppare al meglio le proprie capacità, ognuno in un modo e con caratteristiche proprie. Aiutare l’identità a formarsi, a collaudarsi, a rinforzarsi, sostenendola nella sua natura plurima (intellettuale-emozionale-affettiva e motoria), non attraverso esercizi settoriali (come in didattica, logopedia, neuropsicologia) o di tipo prettamente motorio (come in educazione fisica, in fisioterapia, in rieducazione neuromotoria), né attraverso esperienze prettamente relazionali e simboliche (come in psicoterapia), bensì attraverso un’attività spontanea e completa come il gioco o attività similari, che per loro stessa struttura permettono di integrare la percezione di sé, il movimento, le rappresentazioni simboliche e il vissuto emozionale. “…Si usano le risorse del gioco … e pertanto si offre al bambino la possibilità di esprimersi liberamente e spontaneamente tramite la via dell'azione e del gioco in un periodo in cui per lui pensare è pensare l'agire…”[1]
La concezione psicomotoria propone quindi un modo diverso ed originale per comprendere il processo di organizzazione del pensiero e dell'identità, che nasce dalla confluenza di più campi disciplinari ma li supera tutti, proponendo una propria integrazione, che ha elementi dei campi originari senza essere effettivamente racchiusa in nessuno di loro e che produce la costruzione di un "setting" di lavoro e di una operatività specifica estremamente adeguata ai "nuovi bisogni" che bambini e adulti stanno esprimendo in questa società frammentata.
L’intervento psicomotorio, favorendo l’integrazione di funzioni non o parzialmente elaborate, ha una spiccata connotazione preventiva: favorisce le condizioni per cui il bambino può crescere senza sperimentare o prolungare quelle situazioni di difficoltà e di disagio che sfociano poi nel disadattamento, nel disturbo (psicoaffettivo-cognitivo) o nella patologia.
L’intervento psicomotorio ha una funzione di promozione del benessere e della salute, di prevenzione della difficoltà, del disturbo e della patologia, di aiuto nella patologia in senso risolutivo o migliorativo, precursore o coadiuvante di interventi terapeutici (psicoterapia, psicoanalisi, logopedia, ecc.).
Per queste sue funzioni la figura dello psicomotricista, pur mantenendo una specificità professionale, che è evidenziata nelle caratteristiche della sua formazione, si colloca pienamente nell’ambito dell'aiuto allo sviluppo delle potenzialità e della crescita personale. Questo la pone naturalmente in relazione con l'ambito educativo-scolastico e successivamente, ove si siano strutturate delle difficoltà, anche con i servizi socio-sanitari ed assistenziali, pur rimanendo sostanzialmente esterna ad entrambe per rimanere coerente con la sua concezione.
Gli obiettivi di aiuto alla crescita sono comuni tra psicomotricisti, educatori ed insegnanti, ma le funzioni si differenziano per presupposti e per modalità. Molto spesso si rivelano figure complementari. Così come altre figure specialistiche: istruttori, insegnanti di educazione fisica, di lingue straniere, di musica, di teatro, che completano il lavoro didattico dell’insegnante.
Lo psicomotricista è una figura alleata alla persona, in ascolto del suo essere, accogliente e sostenente, favorente la ricerca delle sue modalità di relazione e di comprensione del suo mondo interno (fantasie, paure, angosce, desideri) ed esterno (rapporto con gli oggetti reali, gli altri) e nella costruzione di quelle funzioni mentali che sono di base alla capacità di apprendere dalla propria esperienza. Lo psicomotricista accompagna nel percorso senza valutazioni e richieste di risultato o di prestazione. Quindi lo psicomotricista non educa e non insegna. Quello che per il mondo dell'educazione è uno scolaro, un allievo, un discente, per lo psicomotricista è una persona con cui cercare una modalità di relazione che permetta uno scambio significativo per entrambi, così come Winnicott definiva la mamma sufficientemente buona che presta il suo apparato mentale al bambino per poter pensare.[2]
Gli obiettivi di aiuto alla crescita possono essere simili tra psicomotricista e terapisti dell'ambito sanitario (fisioterapisti, logopedisti, terapisti della neuro e psicomotricità), ma le funzioni si differenziano per presupposti e per tecnica, perchè lo psicomotricista non si pone in relazione con la parte malata, ma al contrario si relaziona con la persona intera che ha "anche" una sua parte malata e aiuta la scoperta e la valorizzazione delle parti sane, delle capacità e delle potenzialità del bambino come dell'adulto.
Lo psicomotricista non riabilita e non "cura", opera come catalizzatore di un processo che ha come protagonista attivo quella persona che nella sanità è definita "paziente" o "utente", con una connotazione eminentemente passiva. Se l'obiettivo è la crescita delle capacità e delle autonomie, queste non possono essere apprese passivamente (addestramento, condizionamento, ripetizione), ma solo attraverso un processo di conquista attiva del tutto personale ed originale. Anche le strategie per ovviare i limiti dati dalla parte "malata" è importante che siano scoperte e conquiste della persona stessa e non "protesi" inserite da un tecnico.
Per la concezione psicomotoria solo la persona, sia essa bambino o adulto, può modificare in modo efficace, funzionale e permanente la propria struttura.
IL PERCORSO FORMATIVO
Il percorso per diventare psicomotricista, in base agli accordi definiti sia a livello europeo che nazionale, è costituito da una formazione di almeno tre anni, di almeno 2.400 ore e i tre anni devono contenere tre aree di formazione:
AREA DI FORMAZIONE PERSONALE
AREA DI FORMAZIONE TEORICA
AREA DI FORMAZIONE PRATICA
Ogni area ha proprie finalità, caratteristiche, contenuti, metodologie e docenti.
1. La FORMAZIONE PERSONALE è costituita da un percorso di ricerca e esperienza che ha come finalità l'acquisizione di una competenza nella relazione umana. In particolare quest'area si pone i seguenti obiettivi:
a) formazione all'acquisizione di una capacità di ascolto di sè: dalla percezione delle minime modificazioni somatiche alla comprensione del proprio coinvolgimento emozionale;
b) formazione alla presa di coscienza delle proprie emozioni e del proprio agire in rapporto allo spazio, agli oggetti, agli altri;
c) formazione all'ascolto dell'altro, cioè alla capacità di decentrarsi e di comprendere il senso della sua espressività motoria;
d) formazione al rapporto con l'altro, all'adattamento tonico-emozionale nei confronti dell'altro.
2. L' AREA DI FORMAZIONE TEORICA è finalizzata alla conoscenza e all'approfondimento delle basi teoriche della Psicomotricità e delle discipline ad essa collegate. Riportiamo a titolo di esempio alcune delle tematiche affrontate:
- storia ed epistemologia della psicomotricità,
- lo sviluppo neuromotorio della persona nei suoi aspetti di normalità e di patologia,
- lo sviluppo cognitivo della persona nei suoi aspetti di normalità e di patologia,
- lo sviluppo affettivo della persona nei suoi aspetti di normalità e di patologia,
- lo sviluppo e le caratteristiche della persona nelle diverse età della vita,
- le diverse impostazioni metodologiche della Psicomotricità in Italia e all'estero,
- le dinamiche gruppali ed istituzionali negli interventi psicomotori,
- l'inquadramento psicomotorio per la presa in carico di gruppi e di singoli,
- la gestione delle relazioni con le famiglie, le istituzioni scolastiche e socio-sanitarie.
La formazione si sviluppa attraverso momenti di lezione e momenti di rielaborazione con gruppi coordinati da esperti per favorire l'integrazione degli aspetti teorici con l'esperienza vissuta e professionale dei corsisti.
3. L'AREA DI FORMAZIONE PRATICA prevede il coinvolgimento dei corsisti in un percorso professionalizzante che prevede l'immersione progressiva nei diversi aspetti dell'attività psicomotoria con l'assunzione di livelli di responsabilità crescenti. Quest'area diventa sempre più importante ed impegnativa nel corso dei tre anni di formazione.
INTRODUZIONE ALL’EURITMIA
a cura di Elisa Martinuzzi
Il mio nome é Elisa, ho studiato la danza euritmia, diplomandomi all'accademia di euritmia pedagogica dell'Aia in Olanda nel 2009. Ho conseguito due specializzazioni in euritmia igienica e in euritmia aziendale/sociale. Ho conosciuto la pedagogia steineriana sei anni prima, quando a Parigi un amico mi invitò alla presentazione degli studenti della quinta superiore di una scuola steineriana in periferia. Fui subito molto colpita dal grande talento artistico delle opere scultorie e pittoriche, dall'atmosfera distesa e famigliare che si liberava nello spazio e dalla bellezza e cura del luogo scolastico. Iniziai presto a informarmi circa le origini del movimento e i suoi perché e ancora oggi mi sento in un viaggio che continua a svelarmi sorprese, domande e ricerche.
Ho avuto il piacere di essere invitata all'incontro “Visioni dello sviluppo e apprendimento” organizzato dall'AIIMFT: una piattaforma di incontro e dialogo tra psicomotricità, metodo feldenkreis e euritmia (materia curricolare delle scuole steineriane).
Non si può parlare di pedagogia steineriana senza parlare di antroposofia: la visione dell'uomo nata agli inizi del XX secolo per opera di Rudolf Steiner (1861-1925). Infatti é da questa visione che sono generati i diversi impulsi in direzioni diversissime come l'agricoltura biodinamica, le arti (euritmia, architettura, scultura,..), le scienze (la matematica, l'astronomia, la biologia...), la medicina, l'alimentazione, l'educazione, la triarticolazione sociale e molto altro.
La società antroposofica fu fondata nel 1913 per volontà di R.Steiner di creare una via di conoscenza che permettesse all'uomo, immerso nella civiltà della scienza e della tecnica materialista, di ritrovare accesso al mondo spirituale. Anziché basare la sua relazione con lo spirito sul sentimento o la fede (in una modalità mistica), l'uomo poteva ora far affidamento sul pensiero: non un pensiero materialista e meccanicistico, bensì un pensiero vivente (improntato alla metodologia scientifica di Goethe). Per questo motivo l'antroposofia venne anche da lui chiamata “scienza dello spirito”.
Oggi le scuole steineriane dell’infanzia nel mondo sono circa milleseicento e le scuole più di mille, con una popolazione scolastica che supera il milione di allievi.
La prima scuola steineriana fu fondata nel 1919, per rispondere alla richiesta di Emil Molt, direttore della fabbrica Waldorf-Astoria a Stoccarda (da cui deriva anche il nome di pedagogia Waldorf), di creare una scuola per i figli degli operai. Questo impulso diede a Steiner la possibilità di sviluppare e rendere concreta una pedagogia fondata sull'antroposofia.
Questa pedagogia si pone come obbiettivo quello di accompagnare e supportare le successive fasi di sviluppo del bambino affinché possa crescere in maniera armoniosa e così da favorire il risveglio di un pensiero autonomo per un futuro uomo o donna che porti liberamente i suoi talenti nel mondo.
Nel piano di studi, l'interdisciplinarietà dei saperi diventa per il bambino un'esperienza a 360 gradi. L'approccio all'apprendimento passa attraverso l'esperienza che solo in seguito si trasforma in concetto e pensiero astratto: la sapienza delle mani e del fare si trasforma in conoscenza. Le attività artistiche e artigianali risvegliano e sviluppano la creatività, l’iniziativa, le competenze sociali ed accrescono le capacità di apprendimento in tutte le materie. Anche i contenuti delle aree disciplinari che richiedono capacità cognitive e di astrazione, vengono trasformati creativamente dai maestri e portati agli alunni in forma immaginativa-artistica, tenendo conto delle diverse fasi evolutive dei bambini. L'arte è quindi intesa non come semplice offerta aggiuntiva di attività musicali, recitative, plastico-pittoriche o di movimento – che pure ci sono – ma soprattutto come configurazione artistica dell’insegnamento, delle sue modalità, delle sue processualità e dei suoi tempi. L’alternanza, il ritmo tra osservazione e lavoro, tra ascolto e attività, permeano l’intero percorso educativo.
L'euritmia è un'arte del movimento e una materia curricolare delle scuole steineriane. che trae ispirazione dalla tradizione delle danze sacre e dalla cultura greca antica, dalla quale deriva il suo nome EU-RITMIA: ritmo armonioso. Nell'euritmia la parola ritmo va intesa in senso ampio: ritmici sono infatti tutti i cicli naturali che si alternano e ripetono, ritrovabili nel macrocosmo degli astri come nel microcosmo della cellula. L'euritmia é quindi lo studio e l’espressione dei gesti e dei movimenti che, come una matrice originale, sono presenti nella vita dell’infinitamente piccolo, come dell’infinitamente grande.
Vengono studiati i movimenti legati agli archetipi dei suoni e della poesia (l'alfabeto come manifestazione di forze plasmatrici, la metrica, il ritmo poetico,..), gli archetipi musicali (toni, intervalli, armonia, ritmo, melodia, dinamica,..), gli archetipi dei colori, dei quattro elementi, delle costellazioni e pianeti, delle geometrie che costituiscono la vita (linee, triangoli, quadrati, stelle, cerchi, spirali, lemniscate,...).
Ogni gesto e movimento coinvolge l’intero essere umano, integrando i movimenti corporei con il sentimento e il pensiero, armonizzando e riordinando la relazione tra l’elemento interiore e quello corporeo/spaziale. Il corpo diventa più sensibile e flessibile, si fa “strumento”.
L'aspetto sociale è una componente fondamentale del lavoro, soprattutto nella proiezione e metamorfosi di geometrie nello spazio, dove tutto il gruppo entra in movimento contemporaneamente e dove la coscienza viene continuamente richiamata ad espandersi ad una percezione sempre più globale e inclusiva.
Gli elementi euritmici possono essere messi al servizio in diversi ambiti:
- quello artistico con la creazione di coreografie silenziose, o su un brano poetico o musicale;
- quello terapeutico nell'applicazione dei gesti e delle forme per il risanamento di stati patologici;
- quello aziendale, dove l'euritmia entra nel mondo del lavoro per dare un contributo di carattere sociale, accrescere il senso di cooperazione, controbilanciare la meccanizzazione e cerebralizzazione del lavoro;
- quello pedagogico, accompagnando il bambino nel suo processo di crescita e evoluzione corporea e psico-emotiva.
Come tutto il piano di studi Waldorf, anche l'euritmia porta i suoi elementi adattandoli alle diverse età e esigenze del bambino.
Il bambino nel primo settennio e, anche se in misura minore, nei primi anni del secondo settennio vive completamente immerso in un mondo di immagini. Tutti i gesti, le forme, la differenziazione della qualità nel movimento sono portati al bambino attraverso i personaggi di una fiaba, una favola, un racconto. I bambini imitano naturalmente i gesti e i movimenti dell'insegnante.
Il cerchio é la forma fondamentale nella quale ha inizio la lezione. Nel cerchio i bambini si sentono spontaneamente ancora parte di un organismo unico. La respirazione (contrazione e espansione) del cerchio é uno degli esercizi fondamentali di tutto il percorso euritmico che si articola e diversifica sempre più negli anni, fino a poter diventare nelle classi delle medie e delle superiori un esercizio geometrico sempre più complesso e preciso. Man mano che le forme geometriche diventano più complesse, ai ragazzi é richiesta più presenza, capacità di astrazione e ascolto del gruppo. Quando queste forme vengono interiorizzate completamente, diventa possibile usarle come struttura di base per lavorare più creativamente ad una poesia o un brano musicale. Lungo il percorso scolastico, per ogni classe ci sono degli esercizi pedagogici che sviluppano specifiche capacità, sempre in sintonia con quello che anche nelle altre materie viene proposto.
E' possibile fare euritmia a tutte le età. Ovviamente l'euritmia per adulti ha un carattere diverso da quella fatta a scuola. Durante il nostro incontro “Visioni dello sviluppo e apprendimento” abbiamo fatto una piccola esperienza con un'ottantina di persone!!
Il tema che avevo scelto di portare é “la retta e la curva”. Questi due principi sono alla base di ogni cosa: la linea retta é strutturante, porta forma e chiarezza nel movimento (come in parallelo fanno le materie scientifiche nel piano di studi); la linea curva é vitalizzante e porta fluidità e spontaneità nel movimento (come in parallelo fanno le materie artistico/umanistiche nel piano di studi). In euritmia si cerca di agire armonizzando le unilateralità: si scioglie la struttura troppo rigida e si dà forma alla vitalità disordinata.
Il tema del mediare gli opposti, riconoscerli in quanto portatori di qualità fondamentali per l'uomo, e allo stesso modo essere in grado di superare le unilateralità delle tendenze opposte, ebbene tutto questo é un lavoro di profonda autoeducazione individuale e sociale. Anche nella vita quotidiana, tutti possiamo riconoscere come sia sano mediare per esempio tra l'attività del pensiero e della volontà che porta ad azione: se rimanessimo sempre nei nostri pensieri o vivessimo sempre la vita come dei distaccati osservatori, allora a nulla varrebbe il nostro pensare. In egual misura se fossimo continuamente nell'azione senza fare un passo indietro e riflettere su quel che si é compiuto, a poco varrebbe il nostro agire.
Questi esercizi hanno appunto come obbiettivo quello di portare in movimento non solo il nostro corpo, ma anche il nostro pensiero (coinvolgendo l'attività del proiettare spazialmente una forma geometrica e orientarsi in quello spazio) e non da ultima, l'attività del sentire (il mio compagno e il resto del gruppo). L'armonizzazione di questa triarticolata attività interiore (il pensiero, il sentimento e la volontà che prepara all'azione) si rispecchia e agisce anche a livello fisiologico sulle attività neuro-sensoriale, cardio-respiratoria e metabolica/del ricambio.
INTRODUZIONE AL METODO FELDENKRAIS
a cura di Robert Bozarth
Il Metodo Feldenkrais® è un approccio innovative alla comprensione, apprendimento e cambiamento umano. E’ riconosciuto per le sue notevole capacità di migliorare la postura, la flessibilità e la coordinazione. Il metodo può essere utilizzato da tutti coloro che manifestano movimenti limitati, tensioni croniche e dolore o semplicemente vogliono vivere e muoversi in modo più soddisfacente.
Il Metodo Feldenkrais® è un sistema globale che utilizza il movimento come strumento per lo sviluppo della consapevolezza del sé all’interno di un processo di auto-miglioramento. Il presupposto del MF è che la persona sia un unità complessa costituita da un insieme (corpo, mente, pensiero ed emozioni ) che interagisce costantemente con l’ambiente esterno per formare l’esperienza della vita, e quindi migliorando anche solo uno degli elementi costitutivi, si può innescare un miglioramento significativo in tutto l’insieme. E poiché il movimento rappresenta una costante, presente in tutte le manifestazioni vitali dell’uomo (siano esse emozionali, intellettuali o sensoriali), partendo dalla consapevolezza dei propri processo motori la persona affina l’immagine di sé, immagine sulla cui base agisce nella propria esistenza, che porta quindi non solo ad un maggior benessere fisico ma gettando le basi di un cambiamento profondo e duraturo.
Attraverso la consapevolezza del corpo in movimento e lo sviluppo della propriocezione, la persona affina e cambia infatti l’immagine di sé, immagine sulla cui base agisce nella propria esistenza, gettando le basi di un cambiamento profondo e duraturo.
Il Metodo Feldenkrais®, stimolando e riorganizzando il sistema nervoso per mezzo del movimento, porta quindi non solo ad un maggior benessere fisico, ma contribuisce positivamente al cambiamento di tutti i processi vitali della persona, rendendola artefice del proprio benessere globale.
Come si pratica il Metodo Feldenkrais
Il Metodo Feldenkrais viene insegnato e quindi praticato in due modalità parallele e complementari: quella di gruppo denominata Consapevolezza Attraverso il Movimento oppure Conoscersi Attraverso il Movimento(CAM) e quella individuale chiamata Integrazione Funzionale (IF). Il Metodo Feldenkrais può essere insegnato esclusivamente da professionisti diplomati dopo un lungo e rigoroso percorso formativos.
CONSAPEVOLEZZA ATTRAVERSO IL MOVIMENTO (CAM)®
Nel lavoro di gruppo l’insegnante guida quasi esclusivamente attraverso la voce, fornendo indicazioni che orientano gli allievi verso un’osservazione accurata del corpo in movimento e propone variazioni che suggeriscono nuove possibilità e disinnescano gli schemi abituali.
Rispettando le modalità e i ritmi di ogni partecipante, la voce dell’insegnante accompagna il gruppo verso un ascolto concentrato ed un’esplorazione di sé molto approfondita, alla ricerca di quei cambiamenti che si producono durante il processo.
Poiché il movimento è presente nei processi che coinvolgono percezione, pensiero, ed immaginazione, durante la lezione di CAM la persona è interamente coinvolta. Le sequenze proposte dall’insegnante guidano di volta in volta all’esplorazione di articolazioni, muscoli, respirazione, le relazioni tra le diverse parti del corpo e spesso ripercorrono le tappe dello sviluppo motorio dell’essere umano. Le lezioni di CAM portano la persona ad arricchire il proprio repertorio motorio, a ridurre il dispendio di energie e a migliorare l’efficacia delle proprie azioni.
INTEGRAZIONE FUNZIONALE (IF)®
Nel lavoro individuale di Integrazione Funzionale, che si propone gli stessi obiettivi di quello di CAM, l’insegnante incontra la persona in un contesto in cui le parole sono meno importanti. L’insegnante tocca e muove la persona in maniera rispettosa e non invasiva, per portarla con gentilezza a diventare consapevole dei propri processi motori, per accompagnarla a scoprire alternative e nuove possibilità e per aiutarla ad integrare, tramite il movimento, le sue differenti sfere (corporee, emotive e mentali) in un tutto unico, armonico e funzionale.
Libri di Moshe Feldenkrais
- Il corpo e il comportamento maturo, Ed. Astrolabio, Roma 1996. (Titolo originale: Body and mature behaviour);
- Conoscersi attraverso il movimento, Celuc Libri, Milano 1978;
- Il caso di Nora, Casa Editrice Astrolabio, Roma 1996. (Titolo originale: The case of Nora);
- Le basi del metodo per la consapevolezza dei processi psicomotori, Casa Editrice Astrolabio, Roma 1991. (Titolo originale: the Elusive Obvious, or the Basic Feldenkrais);
- The Master Moves, Cupertino, Canada, META Publications 1984;
- Lezioni di Movimento – sentire e sperimentare il Metodo Feldenkrais, Edizioni Mediterranee, Milano, 2003 (Titolo originale: The Master Moves);
- Il Metodo Feldenkrais – conoscere se stessi attraverso il movimento, Ed. RED Como1991;
- 50 Lessons by Dr. Feldenkrais, Noah Eshkol. Tel Aviv, Israel: Alef Publishers, 1980 (Written in Movement notation);
- Practical Unarmed Combat. London: Frederick Warne & Co, 1941. Ristampa 1944, 1967, 1994;
- Judo: The Art of Defense and Attack, New York and London: Frederick Warne & Co, 1944, 1967;
- Higher Judo (Groundwork), New York and London: Frederick Warne & Co, 1952.
- Nella lezione di Integrazione Funzionale, attraverso il tocco si stabilisce un contatto diretto tra il sistema nervoso dell’allievo e quello dell’insegnante, i quali, dialogando attraverso il movimento, generano un contesto di apprendimento e di possibile cambiamento.
- La lezione di Integrazione Funzionale avviene con l’ausilio di un lettino e di altri strumenti (cuscini, rulli, coperte, ecc.), che rendono più confortevole la situazione dell’allievo, il quale è comodamente vestito e può scegliere lui stesso la posizione in cui preferisce lavorare.
[1] Lapierre-Aucuoturier
“La simbologia del movimento, Edipsicologiche.
[2] Winnicott "Gioco e realtà", Armando