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UNITÀ TEMATICA N. 11
LA CITTà
NEL TEMPO E NELLO SPAZIO

Autrice

Marisa Nicchi

LE CITTA' E IL TEMPO

L'URBANISTICA DEI PASSI QUOTIDIANI

da "Atti dell'incontro dibattito del Gruppo PDS del Consiglio Regionale della Toscana", intervento dell'autrice sul tema: Spazio e tempo: la revisione della L.R. 5/95 " Norme sul governo del territorio", Firenze, 95.

 

Inviato il 19/02/2021




L'inquadramento generale che ha fatto Tito Barbini nell'introduzione mi permette di dare per scontata l'impostazione complessiva della legge 5 e di focalizzare il mio intervento sugli aspetti di revisione di questa legge.

Vorrei partire, però, da una premessa di ordine politico-culturale sulla questione del tempo, che è il tema del quale oggi discutiamo, Il tempo è uno degli elementi fondamentali che ordina la nostra vita e ne scandisce il ritmo: tempo di lavoro e di ozio, tempo per la cura di sè e degli altri. tempo per le relazioni. tempo per la mobilità, e così via. Ma il modo in cui il tempo viene scandito ha una sua storicità. Nel suo variare incidono i mutamenti economici e sociali e, soprattutto, i valori che ispirano le scelte soggettive.

L'ordine di priorità che ciascuno costruisce nella propria vita è una combinazione di possibilità e costrizioni. responsabilità e libertà. perchè ovviamente non c'è una onnipotenza dell'individuo che decide su tutto.

 

Non è un caso che la questione del tempo, in modo particolare negli ultimi decenni, abbia stimolato molti studi, coinvolto tante discipline, attirato l'attenzione del mondo pelitico e sindacale. Penso a tutta la discussione sui modelli di organizzazione dell'orario di lavoro ed alla questione della riduzione del tempo di lavoro: ma penso anche a riflessioni più strategiche quali quelle che cercano di ripensare il rapporto tra tempo di lavoro e tempo di non-lavoro. Tra tempo produttivo e tempo riproduttivo.

Voglio mettere in tutta evidenza che questa riflessione è stata possibile perchè molte studiose hanno pensato sull'esperienza di vita delle donne. È così che si è riprodotto un sapere che non per caso ha influito anche nelle scadenze della politica, di cui voglio ricordare brevemente alcune tappe fonda

mentali in parte già richiamate da Vittorio Cioni nella sua presentazione.

 

Penso alla proposta di legge di iniziativa popolare ed al varo di nuove leggi regionali. La Toscana è stata una delle prime Regioni che, con la legge 62. ha aperto grandi possibilità. consentendo lo sviluppo di studi e di sperimentazioni in tanti Comuni.

 

Penso anche al valore dell'art. 32 della legge 142. che conferisce ai Sindaci la competenza di coordinare gli orari delle città. delle attività commerciali, dei servizi.

 

Penso all'avvio di forme concrete di concertazione degli orari fra istituzioni, categorie economiche ed organizzazioni sindacali. dove il salto di qualità è l'assunzione di un interesse che travalica la logica stretta della categoria, della lobby, per investire un ordine più generale.

 

Abbiamo alle spalle una fase molto ricca di esperienze che ha bisogno di fare un passo avanti che io indicherei sinteticamente così: passare da una politica dei tempi intesa come interventi specifici. che pure sono importanti. ad una politica dei tempi che misura l'azione complessiva del governo e che diventa uno degli aspetti più qualificanti della stagione di riforme di cui i governi locali debbono essere protagonisti.

 

È questo, in fondo. il significato degli emendamenti. che qui discutiamo, per la revisione della legge urbanistica. Attraverso questa revisione, per la prima volta, si associano gli strumenti urbanistici con la questione del piano dei tempi e degli orari. Questo è uno dei segnali positivi che può simbolicamente significare il passaggio da progetti specifici sui tempi ad un'azione complessiva di governo.

 

Voglio tornare alla riflessione delle donne.

 

La loro esperienza di vita difficilmente si adatta ad un modello di organizzazione del tempo costruito sulle esigenze dello sviluppo industriale che continua ad ordinare il funzionamento sociale ed economico delle nostre città ed a determinare le scelte urbanistiche.

 

Il modello ha al centro la predominanza del tempo produttivo su quello cosiddetto di “non lavoro”. cioè su quello riproduttivo, della cura. della relazione. Della formazione. È una supremazia che non solo ha orientato la divisione dei compiti tra uomini e donne. stabilendo. per esempio. che da una parte c'è il lavoratore stabile. A tempo-pieno, capo famiglia, e dall'altra c'è la responsabilità del lavoro riproduttivo tutta delegata alle donne. Bene o male, ciascuno, uomo donna. ha un ruolo predeterminato e fisso. Ma questo modello temporale di tipo industriale. Che implica la divisione di compiti, ha anche ordinato i ritmi della nostra vita quotidiana e della nostra vita sociale. Per esempio. ha teso a sincronizzare la vita quotidiana di tanti, uomini e donne. intorno ad un orario di lavoro uniforme. collocato in una determinata fascia oraria giornaliera. Un modello organizzativo che ha permeato anche altri comparti dell'organizzazione sociale: penso al funzionamento dei servizi ed a quello della rete commerciale. che è stato condizionato spesso da questa rigida modalità organizzativa. Il modello ha influenzato le scelte urbanistiche. Hanno prevalso nel tempo quelle soluzioni che dividevano il territorio urbano in zone così dette monofunzionali: ogni zona veniva destinata ad una funzione, ad una specifica attività.

 

Un modello. cioè che si fonda sulla separazione delle funzioni e su una predeterminazione quantitativa dei bisogni della popolazione intese in modo strettamente settoriale, dove, naturalmente. i poteri forti possono avere più peso. .

 

Questo modello ha portato anche nell'organizzazione dello spazio ad una logica di frazionamento: le zone dove si abita (pensiamo di quartieri residenziali periferici), le zone dove si produce. le zone con i servizi relativi all'abitare. le zone con i servizi relativi al produrre.

La prevalenza di questo modello temporale è oggi evidentemente in crisi proprio a causa della complessità che la vita delle donne propone.

L'elemento di crisi è il fatto che siamo di fronte ad un processo di deindustrializzazione ed alla diffusione di tecnologie che hanno aperto nuove possibilità di lavorare.

Mi riferisco alla questione del tele-lavoro, su cui nutro una diffidenza ma che credo sia un punto di riflessione da introdurre: ni riferisco alla maggiore propensione che lavoratrici e lavoratori banno verso la flessibilità, una flessibilità scelta, non imposta unilateralmente dalle logiche della convenienza aziendale.

 

Voglio però sottolineare quello che considero il mutamento per eccellenza, il principale fattore di crisi, la nuova soggettività delle donne, perchè si tratta non solo di soggettività politica. ma anche di un dato quantitativo. Si sono rotti gli steccati, non c'è più dicotomia ira produzione e riproduzione. Le donne, che sono la maggioranza degli abitanti delle nostre città. vogliono esprimere un modo di stare al mondo più ricco, una ricerca di maggiori spazi di vita. dal lavoro alla cura, alla formazione, al tempo per sé.

 

Dobbiamo focalizzare questa domanda politica che dimostra il passaggio dal tempo uniforme a i molti tempi che compongono la vita degli individui.

È un cambiamento rilevante, che è una sfida culturale per la sinistra, non solo sul ruolo della soggettività, ma anche rispetto alla domanda di una nuova capacità progettuale per intervenire sulla realtà. e quindi di una qualità diversa delle responsabilità di governo a qualunque livello.

Queste, se pur molto in sintesi, le premesse, il grumo politico che ha ispirato il ricco lavoro, in questi anni, di tanti studiosi e di tante esperienze amministrative, e questo il bagaglio che sta dietro le nostre scelte di ” revisione della legge 5. ‘Norme sul governo del Territorio”.

 

Abbiamo operato su tre livelli. In questo l'inquadramento che Barbini ha fatto prima ci è molto utile:

1- le finalità, la dizione di sviluppo sostenibile f art.1): .

2-i principi che guidano le trasformazioni del territorio (art.5):

3 - gli atti della pianificazione territoriale nelle diverse scale, seppure, come diceva Barbini. intese non gerarchicamente. Ma come processo di condivisione. Di partecipazione, nelle diverse responsabilità che ai diversi livelli competono.

 

Sul primo punto. le finalità, abbiamo ridefinito e arricchito l'idea di sviluppo sostenibile introducendovi una sorta di sostenibilità umana: la bussola che deve orientare tutti gli interventi di trasformazione del territorio deve essere l'accrescimento dei livelli di autodeterminazione dei soggetti. Se si vuole, si può dire in negativo: le scelte di governo del territorio non devono determinare quegli svantaggi o quelle condizioni che ostacolino la piena espressione dell'autonomia dei soggetti” È un punto che attiene ad un ordine di scelte culturali ed ideali al quale, credo. Va dato particolare valore.

 

Rispetto al secondo livello, la questione delle norme guida che tutelano il territorio, Barbini ha dato una spiegazione esaustiva. Mi pare che sia una delle parti più qualificanti dell'impostazione complessiva della legge, laddove si identificano le risorse naturali. le risorse essenziali, e poi i principi cui l'uso di quelle risorse deve essere vincolato. Si è citata la significativa scelta che, “di norma”, ogni impegno nuovo di destinazione del suolo per insediamenti abitativi 0 per infrastrutture deve avvenire quando non ci siano altre possibilità alternative. Vale a dire. prima si riqualifica l'esistente, poi, eventualmente e se necessario, si espande.

 

Partendo da qui, abbiamo introdotto un altro criterio con cui guardare alla trasformazione del territorio, derivato da una riflessione politico-culturale, quella per cui ogni trasformazione deve garantire accessibilità e fruibilità all'insieme dei cittadini e delle cittadine. Questo lo si può ottenere attraverso un'organizzazione dello spazio che sappia rispondere ai diversi modi con cui oggi i soggetti vivono il loro tempo. Il tempo non è più un concetto predeterminato. perché si è introdotto il tema della ciclicità. dei percorsi variabili. delle varie combinazioni nella vita degli individui. Vi è, inoltre. un altro punto qualificante con cui guardare alle trasformazioni che si attueranno nel territorio. quello che afferma che la mobilità deve essere tendenzialmente ridotta laddove risulta costretta. eccessiva. subordinata ad un'organizzazione urbana magari irrazionale. mentre è accettabile quando viene scelta.

 

Abbiamo così introdotto il tema del “come” e non “quanto” si deve intervenire.

Considerando, quindi, non ineluttabile la realtà così com'è. ed affermando che è possibile modificarla. Non è ineluttabile subire l'aggressione quotidiana del tempo sociale sul nostro tempo psicologico e. viceversa. non è ineluttabile l'enorme spreco di tempo causato dalla congestione, dalle molte disfunzioni della nostra vita quotidiana. Non è ineluttabile fare l'enorme fatica, non solo meccanica. di adattare i bisogni ai tempi d'uso delle attrezzature scolastiche, ai rigidi modi di lavorare, al funzionamento dei servizi che a quella rigidità si uniformano.

Il cambiamento è possibile ed il governo del territorio deve favorirlo. Vi sono state nella nostra regione importanti sperimentazioni che vanno estese, valorizzate. Pur considerandole nella loro specificità e nella loro settorialità. Sono la dimostrazione, su piccola scala. che la trasformazione della realtà è alla nostra portata.

 

L'altro livello su cui si è operato è la questione relativa all'inserimento di questi nuovi modi di intendere la trasformazione del territorio nei vari atti di pianificazione (il PIT. il PIC, il Piano strutturale per ciò che riguarda i Comuni). Mu Si è previsto che il Regolamento urbanistico dota contenere i criteri con cui le localizzazioni, che sono funzioni del governo del territorio, vanno coordinate con la questione del Piano degli orari e dei tempi.

Si è introdotto. nell'atto del Programma integrato di intervento. che è il nuovo atto che il comune ha a disposizione, l'obbligo di valutare, insieme agli effetti ambientali. economici, sociali, quelli derivanti dai criteri e dalle scelte che il Sindaco assume nel momento in cui presenta un piano di coordinamento degli orari e di tutte le attività di esercizi commerciali. distributivi, ecc.

 

Abbiamo introdotto, nella finalità. la questione del tempo scelto, facendo della riforma degli orari e dei tempi uno dei contenuti della pianificazione territoriale. È questo un passo in avanti che va ben inquadrato e sostenuto per non lasciarlo pura lettera morta.

Esso, tuttavia, non esaurisce la necessità di pensare anche a strumenti specifici di intervento.

In questo senso il Piano Regolatore degli orari va visto conte uno degli atti di maggior significata. Dobbiamo estendere questa scelta e definire, Comune per Comune, oppure associando più Comuni. questo tema del Piano regolatore degli orari. considerandolo un atto contestuale alla scelta di pianificazione territoriale generale. che deve poi assumerlo organicamente.

 

La contestualità dei due momenti, Piano Regolatore degli orari e Atti di pianificazione territoriale, non è introdotta in modo vincolante.

 

Con questa revisione non abbiamo adottato prescrizioni. Abbiamo compiuto una opzione di indirizzo. perchè siamo consapevoli che i vincoli sono sicuramente meno efficaci di una forte condivisione politica.

Il vincolo non arriva là dove invece può arrivare la scelta. la convinzione, la volontà di ripensare anche il governo del territorio secondo un altro punto di riferimento.

 

Credo che la Regione debba attrezzarsi per sostenere questa volontà riprendendo. ad esempio, con maggior vigore la legge 62. sulla quale l'assessore competente. Simone Siliani presenterà alcune scelte di fondo finalizzate proprio a rilanciarla.

Emerge da molti operatori l'esigenza di avere un Osservatorio strutturato sulle esperienze in Toscana. che possa essere un sostegno vero a questa fase nuova di sperimentazione.

Nello stesso tempo, si avverte l'esigenza cdi investire su specifici progetti di formazione.

 

Dobbiamo essere consapevoli che questa revisione, vista anche la validità dell'impostazione della legge 5, che ha aperto una fase nuova nella gestione del territorio in Toscana. deve produrre atti concreti.

Lavoreremo perchè sia introdotto un obbiettivo fondamentale del governo del territorio quale la questione della qualità del vivere.

 

Abbiamo scelto un sottotitolo: “L'urbanistica dei passi quotidiani”.

Non l'enfasi delle grandi opere, delle grandi infrastrutture, ma un'urbanistica che sia capace di vedere la vita quotidiana e. quindi, di coordinare tutti quegli interventi settoriali in grado di dare una qualità diversa alle scelte di governo del territorio. Non è un processo breve. Credo che da stamani, dall'azione che abbiamo intrapreso affermando queste idee. ci assumiamo l'impegno di avviare un percorso che ci impegniamo a seguire per tutta la legislatura.

 

Marisa Nicchi

Vicepresidente del gruppo PDS al Consiglio regionale