Funzione non realizzata
Scaricato dall'indirizzo: https://www.sismasapiens.it/articolo/245in data: 18/05/2025
UNITÀ TEMATICA N. 13
FILOSOFIA DELLA RELIGIONE
E DINTORNI

La religione e la filosofia affrontano i problemi ultimi di senso del mondo e della vita. La filosofia della religione studia razionalmente i metodi e le pratiche della religione in generale e delle religioni storiche, a partire dalle tre abramitiche

Autore

Luigi Lombardi Vallauri

NERA LUCE

da Luigi Lombardi Vallauri, Nera Luce. Saggio su cattolicesimo e apofatismo, Le Lettere, Firenze 2001

 

Inviato il 1/10/2020




A lungo la verità è stata Dronero[1]

          Dronero voleva dire indivisibilmente infanzia e cattolicesimo: la mia prima e ultima - la mia unica, eternamente unica infanzia (capitata di sfollamento e di guerra, ma fatta di avventurosa materia di anima) e il romano tridentino piemontese cattolicesimo. Tutto vi aveva identica voce: voce di nonna alta e accorata, scorata, voce angosciante di campane, voce, perenne, di fiume logora di roccia, voce di arciprete e di vento, muggere di bestiario in stalla e murmure di rosario in stanza grande, tutto, di quell'universo indiviso, parlava identica voce. Memoria e speranza, eroismi docilmente accettati e quotidiane diuturne virtù, e festa e feria, e abiti e habitus, tutto era cattolico, tutto compresi cieli e montagne era di cattolicesimo segnato, di cattolicesimo permeato e intriso. Cielo intriso di Dio monti segnati di croce. Acque lavacro. Vento dello spirito. Brezza quale il Visitatore che timeo transeuntem. Erano Angelus il culminare del sole, rintocchi a morto il cavo pomeriggio, offerta il frutto, sangue sacro il fermento dell'uva, corpo cristico il pane, gregge le case bastone il campanile, liturgia il tempo. Il sesso era rinuncia e sacramento, la domenica comando sotto pena di morte eterna. Scanditi da edicole, da cappelle i sentieri, i duri simbolici sentieri. Dentro quell'universo indiviso, la mia infanzia la mia unica infanzia beveva dai paesaggi, e si segnava sul petto, molte volte ogni giorno dell'anno la croce.

 

Un universo consonante e completo quale l'universo cattolico che per me bambino ebbe volto e nome Dronero è stato, lungo i millenni di quasi tutte le umanità storiche, il totale orizzonte, il solo legittimo ed effettivo orizzonte, di non ritornanti, di non investibili altrimenti umane esistenze. Intere umanità, cristiane, extracristiane, hanno avuto per destino di non poter spendere altrimenti il vivere, l'unico vivere.

 

La mia valle infanzia era un Tibet cattolico dove ogni vetta altura casa torre pietra cumulo di pietra, bandiera di preghiera mulino di preghiera, muro affresco arazzo graffito gong rimbombo di gong tuba bramito di tuba campanello tintinno di campanello danza rito esorcismo mestiere evento lama capofamiglia bestia pianta terreno roggia confine paesaggio era di religione segnato, di religione permeato e intriso. Mirabile potenza, capillare tessitrice operosità di cleri piegati sotto paura di cielo! mirabile capillare docilità di conformi popolazioni!

 

A lungo la verità è rimasta Dronero.

 

La mia adolescenza - la mia prima e ultima, unica, per sempre unica primagiovinezza profumo-di-legnosandalo! – è passata dai mesi mariani e dalle comunioni quotidiane ai propositi di donazione sacerdotale definitiva. In ogni luogo raggiunto dai miei apertisi viaggi e studi si rinsaldava, anziché indebolirsi, la verità di Dronero. Parigi Londra Vienna New York, le insenature di Liguria e di Provenza, le brughiere dello Yorkshire le biblioteche di Oxford, i seminari e le foreste di Göttingen, i parchi e le pinacoteche di Baviera, tutto, dalle aule universitarie di Roma Statale o Gregoriana fino alle tende scout nei boschi di Gargano o nelle salsedini di Sardegna, ogni scenario di pensiero esaltazione sgomento non faceva che ampliare, che sviluppare frattalmente Dronero. Era del tutto naturalmente impossibile opporre o anche solo distinguere ricerca critica e corroborazione della fede, meditazione e preghiera, eroismo e santità, progetto di vita e vocazione religiosa, curiosità sessuale e peccato, virilità cavalleresca e devozione mariana, indipendenza intellettuale e obbedienza al magistero, morte e risurrezione, destino e sorte eterna, giustizia e escatologia, mistero dell'essere e Tu divino, Assoluto e Congegno trinitario, natura e creatura, manifestazione del Causale e sua incarnazione in Gesù di Nazaret, storia e Provvidenza, amore e carità, dono di sé e sequela di Cristo, in una circolarità tra umano e cattolico dove sempre il secondo interpretava autenticamente il primo.

 

Avevi un bel pensare studiare discutere conoscere il mondo: la verità, la patria rimaneva Dronero. Dronero era un organismo, un algoritmo, capace di assimilarsi ogni concorrente o antagonistica informazione.

 

Tutto questo viene evocato perché si capisca da dove io discendo e soprattutto che la scaturigine prima del libro non è la critica o la polemica esterna, è invece un internissimo, medullare aver preso sul serio il cattolicesimo. Io credo che non solo per me, ma per molto Geist europeo la genealogia sia verbum, vocatio, fides, intellectus. In principio, cioè nella mente bambina, sta il verbum religioso imposto: da intendersi non solo come parola-discorso ma come parola-famiglia, parola-parrocchia, parola-comunità, parola-paesaggio, parola-struttura. Questo verbum-catechismo sistemico fa della mente bambina, la più indelebilmente ricettiva, una caverna platonica sulle cui pareti vengono proiettate, e vi sostituiscono l'essere, le così difficilmente resistibili figurazioni religiose confessionali, che a volte inabiteranno il credente anche tutta la vita.

 

Ma insieme con queste immense, aliene figurazioni il bambino, il ragazzo, anche sente, e in presa diretta, il nervo della propria esistenza, il marceliano «ma vie»[2]: azzardo tra nascita e morte, riuscita e fallimento, significato e mancanza di significato; e dunque luogo di chiamata, di vocazione. Ora, in una mente resa religiosa caverna platonica l'esistenziale umano «vocazione» facilmente, se non necessariamente, assume le sembianze di una vocazione al sacerdozio, alla vita consacrata, in ogni caso al dono totale, alla missione, alla santità. Qui più che mai l'umano viene interpretato, in contesto cattolico, dal cattolico.

 

Ho detto vocatio genera fides, non viceversa. È infatti la vocazione che trasforma la credenza in fede, perché è lo scommetterci-su la vita che trasforma le figurazioni mitico-soprannaturali in cruciali realtà. È la credenza che plasma l'esistenziale umano vocazione in vocazione religiosa, ma è la vocazione religiosa che trasforma le figurazioni proiettive della credenza in esistenziali realtà.

 

Si capisce allora perfettamente come sia la fede, e non la credenza, a esigere intelligibilità. La credenza del credulo si appaga di proiezioni in caverna gestite dall'autorità. La fides del credente no, non si appaga: quaerit intellectum. Non può sopportare che sia illusionistico ciò su cui ha scommesso la vita. In questo senso la certezza, l'aproblematicità intellettuale è quasi sicuro sintomo di tiepidezza di fede[3].

 

In contesto religioso è dunque spesso la serietà della scommessa della vita sull'invisibile ciò che primariamente genera la vita intellettuale. A molto Geist europeo è andata così. A me, a molto di me è andata così.

 

La ricerca dell'intelligibilità si fa in alcuni soprattutto sviluppo concettuale dei dogmi della fede, teologia; in altri soprattutto difesa realistica dei fondamenti della fede, apologetica. Io sono stato del secondo tipo: volevo solo sapere se Dio esisteva e se Gesù era risorto, saperlo davvero, come si sanno le cose che si sanno, dunque non-teologicamente. Per passare alla teologia avrei dovuto diventare certo della realtà fattuale e del significato concettualmente afferrabile delle due grandi premesse, ma a questa certezza non sono arrivato; sono arrivato a qualcosa che oggi chiamo apofatismo, e un apofatico non sviluppa concettualmente dogmi, si ferma sulla soglia. Sono stato, intellettualmente, un cattolico pre-liminare.

 

Se l'apofatismo sui problemi ultimi è, come ritengo, la verità del pensiero, si spiega bene il modo in cui frequentemente prosegue la menzionata genealogia dello spirito. La fede, quella che non è solo credenza, necessariamente quaerit intellectum; ma altrettanto necessariamente non invenit; e allora teologia e apologetica si evolvono inizialmente in filosofia della religione o in erudizione ecclesiastica, successivamente in filosofia o storiografia generali, non connotate da prioritari interessi religiosi, comunque non vincolate da appartenenze confessionali. È essenziale capire che questa ultima fase, auspicabilmente un apofatismo fondato sul realismo e sulla probità intellettuali, non ha nulla per cui debba venire vissuta con animo riduttivo: essa è tale da suscitare meravigliamento ontologico e slancio etico e spirituale almeno quanto ogni fase religiosa-confessionale precedente.

 

Spero si capisca meglio, adesso, in che senso questo è un libro originariamente interno, voglio dire interno a un cattolicesimo preso sul serio. Se è vero che la fede, diversamente dalla credenza, non può non esigere di assorbire in sé sia l’intelligenza come spregiudicata e rigorosa apertura all'essere, sia la mistica come «toccare con mano», come non contentarsi di trascendenze puramente asserite o proiettive, allora nessun esterno può essere così "incredulo" come un interno intenso. Alle mie origini io non ritrovo un dualismo tra fede vissuta fino alla vocazione e "incredulità": anzi proprio la vita di fede, esasperando il realismo intellettuale e mistico, spalancava gli abissi dell'incredibile, proprio l'esposizione esistenziale sopra questi abissi suscitava per così dire a ogni passo la percezione di "impossibilità". Li ricordo, quegli anni lontani; eroici e lontani. Proprio dalla donazione reale della vita sgorgava continuamente realismo, nelle due forme del pensiero critico e, più ancora, della subitanea, lancinante realizzazione[4]. Al pensiero critico chiedevi di essere fatto certo della realtà non solo immaginaria dell'invisibile cui avevi dato tutto; ma prima e al di là di questo, semplicemente accadeva, tu lo volessi o no, che le cose invisibili diventate la tua vita ecco «balzavano fuori», «ti balzavano davanti», «ti si scoscendevano davanti» e facevi l'esperienza intensiva e vertiginosa dell'essere allo stato puro, perché non rimpolpato di alcuna sostanza incontrabile. Era la sua estrema realtà per la tua vita insieme con la sua estrema irrealtà per i tuoi sensi naturali che a ogni tuo passo faceva risaltare l'incredibilità dell'oggetto di fede; dove «incredibile!» con l'esclamativo significava non incredibile perché non reale, ma incredibile proprio perché reale: perché contro ogni apparenza e senza alcuna afferrabile testimonianza di sé pure indubitabilmente reale e decisivo e da credersi e incondizionatamente creduto. L'«incredibile!» che accompagnava la realizzazione ontologica dell'oggetto di fede significava, ripeto, non la negazione di realtà ma il suo opposto; esprimeva, per così dire, il «sentimento cognitivo» concomitante la realizzazione dell'essere allo stato il più possibile puro, che è l'essere di un realissimum totalmente assente dalla realtà.

 

Vorrei che questo punto, qui sulla soglia, fosse afferrato bene: le incredibilità senza esclamativo del mio oggi sono ancora, nei contenuti, quelle stesse «incredibilità!» dei tempi di più intensa fede della mia vita; per cui immagino che se oggi tornassi a credere non contentandomi di emozioni, tornerei a trovarmi esposto su abissi di «incredibilità!» e l'intero processo ricomincerebbe. Il vertiginoso ontologico si è manifestato originariamente non fuori, ma dentro Dronero.

 

A poco a poco - in qualche punto, abruptamente - la verità è venuta perdendo gli incisi contorni antichi, non è più stata Dronero. Il libro non documenta tutti gli episodi e gli aspetti della riconfigurazione. Ma a ben guardare distingue due categorie di oggetti di fede: quelli che allora studiavo appassionatamente (Dio, Gesù esistito-risorto-Dio, l'immortalità) e quelli ai quali tributavo solo un conformistico omaggio (investitura divina della gerarchia ecclesiastica, infallibilità del papa, peccato originale, morale sessuale, dogmi mariani, condanne degli eretici, necessità dell'appartenenza alla Chiesa cattolica per la salvezza, inferno eterno, sacramenti, liturgie, preghiere, indulgenze). Sulla prima categoria di oggetti c'è stato passaggio dall'asserzione connotata di «incredibilità!» all'apofatismo; sulla seconda categoria c'è stato (quando sono giunto, per motivi largamente occasionali, a occuparmene) completo smantellamento. Che ritengo intellettualmente e umanamente irreversibile e obbligatorio, anche per i cattolici immaginari, quelli cioè decisi, o coatti, a persistere comunque nel sentirsi e proclamarsi cattolici.

 

Una nuova patria dell'anima, una nuova mia terra - assai più vasta, assai più reale; non meno suscitatrice di meraviglia ontologica, non meno esigente quanto a impegno etico e vocazionale, non meno avvincente quanto a offerta mistica e di vita spirituale - una nuova incompleta mia terra è venuta prendendo - già da anni lontani, anni di ancora Dronero, perché nulla di noi non è presente già negli inizi - e giorno per giorno, dovrei dire stato d'animo per stato d'animo tanto sono ininterrottamente vigile e insicuro, continua a prendere e cambiare consistenza e confini. Il libro la tocca appena, questa terra nuova e antica nella quale avanzo generando il sentiero col passo; la tocca appena perché sa che ad essa ho riservato tutto il tempo che resta. Il mio desiderio più vicino alla verità del sogno, e dunque più vicino alla verità vera, patetica, dell'anima, è che passati gli scorticanti spini della doverosa ironia e della doverosa polemica nulla risulti perduto, nella nuova terra, degli incanti e degli slanci primi che hanno fatto la poesia, esistenziale, della terra Dronero; e caduto il carapace cattolicesimo un'infanzia seconda e antica si avventuri oltre il punto della riva dove il Tevere confluisce nel Gange, penetri là dove l'attendono la fraternità innumerevole di tutto l'umano e di tutti gli uomini, l'interazione sapienziale inesauribile di sorprese con lo splendore e l'impermanenza dell'essere.

 

Prevedibilmente, alla mia morte io giacerò in un loculo della tomba di famiglia della materiale (c.a.p. 12025) Dronero. In quella tomba cristiana risuoneranno forse per decenni sopra i miei resti i rosari. È un po' straziante un po' esaltante il pensiero che non risuoneranno per uno di quegli uomini nati a portare in sé lungo l'intera vita la prima e unica loro patria, terra.

 

 

[1] L’incipit proustiano era d'obbligo. Geograficamente e amministrativamente Dronero è una piccola città di antica origine situata all'imbocco della Valle Maira, in provincia di Cuneo. Lì, nella casa di campagna dei nonni Lombardi, ho passato gli anni di guerra e sono poi sempre tornato in estate. Ma la «Dronero» del testo è, oltre che una realtà materiale, una terra della mente e del cuore.

[2] Cfr. G. Marcel, Ma vie e Le sens de «ma vie», i due capitoli forse più belli di Le mystère de l’être, vol. I, Aubier, Paris 1963.

[3] Cfr. Il luogo della fede, in Terre (1989) 489.

[4] Cfr. Fenomenologia della realizzazione, in Terre (1989) 351.