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UNITÀ TEMATICA N. 2
ANIMALI

Quattro prospettive etiche: animalismo ambientalista, animalismo animalista, animalismo umanista, animalismo spirituale. Traduzioni giuridiche

Autore

Luigi Lombardi Vallauri

LEGGE UNGULATI REGIONE TOSCANA

Memorandum per l’audizione del 25 novembre 2015

 

Inviato il 12/05/2019

Sintesi condensata, ma strategica ed esauriente, delle ragioni di critica alla legge e degli atteggiamenti positivi capaci di propiziare un incontro dialogico approfondito tra avversari e fautori dell'uccisione venatoria e soprattutto una complessiva interazione amichevole tra uomini e animali selvatici in ambienti serenamente condivisi. E' previsto anche il (surreale?) coinvolgimento di cacciatori disposti a trasformarsi in cooperatori ecologici nonviolenti.

 




da Luigi Lombardi Vallauri, Scritti animali, Appendice 3, Gesualdo Edizioni, Gesualdo 2018.

 

1. Fondamentale è l’argomento etico. Non uccidere (cfr. art. 544-bis codice penale). Non infliggere “dolore, sofferenza, angoscia, danni durevoli” (termini tecnici delle leggi di protezione degli animali). Rispettare il “sentimento per gli animali” (titolo IX-bis, libro II codice penale). È l’imperativo categorico della nonviolenza “antica come le montagne”, il millenario sebbene minoritario fattore di incivilimento dell’umanità. Tutte le altre considerazioni derivano dall’argomento etico come sue applicazioni.

 

 

 

2. Argomento scientifico e democratico. Fornire documentazione precisa, pubblicamente controllabile dai cittadini e dalle associazioni, dei danni recati dagli animali in termini qualitativi e quantitativi, e della reale efficacia della caccia nel ridurre i danni. Molti studi la ritengono controproducente.

 

3. In positivo. Promuovere la convivenza pacifica, anzi amichevole, tra uomini e animali selvatici, cominciando dalla scuola, fornendo informazione e formazione etologica ed ecologica, disponendo luoghi e occasioni di incontri non invasivi con gli animali selvatici. Ridurre criticamente l’allarmismo “emergenziale” pilotato.

 

4. Promuovere le misure di contenimento alternative all’uccisione: recinzioni, dissuasori progrediti sui quali finanziare la ricerca, facilitazione del nomadismo, alimentazione in foresta, offerte di foraggiamento dissuasivo. Solo in caso di stretta necessità dimostrabile, sterilizzazione mediante contraccettivi a tempo (e non mediante castrazione dolorosa e definitiva). Potenziare il risarcimento dei danni risultati non evitabili.

 

5. Ancora in positivo: incoraggiare il volontariato solidale con gli agricoltori e gli altri danneggiati, coinvolgendo le associazioni animaliste e ambientaliste e possibilmente anche i cacciatori disposti a trasformarsi in cooperatori ecologici nonviolenti.

 

6. Vietare ogni nuova immissione e ogni “allevamento travestito” di cinghiali da parte dei cacciatori. Scoraggiare ogni tipo di interesse economico-lucrativo alla pratica venatoria.

 

7. Sottoporre a controllo rigoroso il commercio delle armi e la concessione delle licenze di caccia.

 

8. Proteggere, con priorità, il diritto degli amanti della natura di circolare serenamente nei boschi e negli ecosistemi più belli. È un diritto umano fondamentale, godibile da un numero di cittadini adulti, e di loro bambini, senza paragone più grande del numero dei cacciatori. La distribuzione territoriale e la durata della stagione venatoria deve essere la più ristretta possibile.

 

9. Occorre rivedere, anche in base a sentenze europee come la Herrmann-contro-Germania della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo del 2012, la norma che consente ai cacciatori di attraversare i terreni altrui. La Corte ha sanzionato in modo irrevocabile il maggior valore delle convinzioni etiche anti-caccia del proprietario rispetto agli interessi dei cacciatori.

 

10. Sempre nella linea dell’applicazione del principio fondamentale della riduzione della violenza, compresa la violenza polemica, vedrei l’organizzazione di occasioni di incontro, e di aperta discussione costruttiva, tra fautori della caccia e difensori dei diritti animali.

 

11. Il voto sul progetto di legge ungulati dovrebbe essere un voto di coscienza, libero da vincoli di partito.

 

12. Sui problemi strettamente giuridico-positivi che può sollevare il progetto di legge ritengo necessario rivolgersi, per un parere pro veritate, a un collegio interdisciplinare di penalisti, amministrativisti, costituzionalisti ed europeisti specificamente competenti. Da parte mia posso testimoniare che l’evoluzione legislativa e giurisprudenziale degli ultimi venti anni è in senso sempre più nettamente favorevole al riconoscimento dei diritti animali[1].

 

 

 

[1] Rinvio, in proposito, al volume La Questione Animale, compreso nel Trattato di Biodiritto diretto da Stefano Rodotà e Paolo Zatti, Milano, 2010, e al volume Tutela Giuridica degli Animali. Aspetti sostanziali e procedurali, di Maurizio Santoloci e Carla Campanaro, Terni, 2015.