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UNITÀ TEMATICA N. 2
ANIMALI

Quattro prospettive etiche: animalismo ambientalista, animalismo animalista, animalismo umanista, animalismo spirituale. Traduzioni giuridiche

Autore

Luigi Lombardi Vallauri

LEGGE UNGULATI REGIONE TOSCANA

Memorandum per l’audizione del 25 novembre 2015

 

Sintesi condensata, ma strategica ed esauriente, delle ragioni di critica alla legge e degli atteggiamenti positivi capaci di propiziare un incontro dialogico approfondito tra avversari e fautori dell'uccisione venatoria e soprattutto una complessiva interazione amichevole tra uomini e animali selvatici in ambienti serenamente condivisi. E' previsto anche il (surreale?) coinvolgimento di cacciatori disposti a trasformarsi in cooperatori ecologici nonviolenti.

 




da Luigi Lombardi Vallauri, Scritti animali, Appendice 3, Gesualdo Edizioni, Gesualdo 2018.

 

1. Fondamentale è l’argomento etico. Non uccidere (cfr. art. 544-bis codice penale). Non infliggere “dolore, sofferenza, angoscia, danni durevoli” (termini tecnici delle leggi di protezione degli animali). Rispettare il “sentimento per gli animali” (titolo IX-bis, libro II codice penale). È l’imperativo categorico della nonviolenza “antica come le montagne”, il millenario sebbene minoritario fattore di incivilimento dell’umanità. Tutte le altre considerazioni derivano dall’argomento etico come sue applicazioni.

 

 

 

2. Argomento scientifico e democratico. Fornire documentazione precisa, pubblicamente controllabile dai cittadini e dalle associazioni, dei danni recati dagli animali in termini qualitativi e quantitativi, e della reale efficacia della caccia nel ridurre i danni. Molti studi la ritengono controproducente.

 

3. In positivo. Promuovere la convivenza pacifica, anzi amichevole, tra uomini e animali selvatici, cominciando dalla scuola, fornendo informazione e formazione etologica ed ecologica, disponendo luoghi e occasioni di incontri non invasivi con gli animali selvatici. Ridurre criticamente l’allarmismo “emergenziale” pilotato.

 

4. Promuovere le misure di contenimento alternative all’uccisione: recinzioni, dissuasori progrediti sui quali finanziare la ricerca, facilitazione del nomadismo, alimentazione in foresta, offerte di foraggiamento dissuasivo. Solo in caso di stretta necessità dimostrabile, sterilizzazione mediante contraccettivi a tempo (e non mediante castrazione dolorosa e definitiva). Potenziare il risarcimento dei danni risultati non evitabili.

 

5. Ancora in positivo: incoraggiare il volontariato solidale con gli agricoltori e gli altri danneggiati, coinvolgendo le associazioni animaliste e ambientaliste e possibilmente anche i cacciatori disposti a trasformarsi in cooperatori ecologici nonviolenti.

 

6. Vietare ogni nuova immissione e ogni “allevamento travestito” di cinghiali da parte dei cacciatori. Scoraggiare ogni tipo di interesse economico-lucrativo alla pratica venatoria.

 

7. Sottoporre a controllo rigoroso il commercio delle armi e la concessione delle licenze di caccia.

 

8. Proteggere, con priorità, il diritto degli amanti della natura di circolare serenamente nei boschi e negli ecosistemi più belli. È un diritto umano fondamentale, godibile da un numero di cittadini adulti, e di loro bambini, senza paragone più grande del numero dei cacciatori. La distribuzione territoriale e la durata della stagione venatoria deve essere la più ristretta possibile.

 

9. Occorre rivedere, anche in base a sentenze europee come la Herrmann-contro-Germania della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo del 2012, la norma che consente ai cacciatori di attraversare i terreni altrui. La Corte ha sanzionato in modo irrevocabile il maggior valore delle convinzioni etiche anti-caccia del proprietario rispetto agli interessi dei cacciatori.

 

10. Sempre nella linea dell’applicazione del principio fondamentale della riduzione della violenza, compresa la violenza polemica, vedrei l’organizzazione di occasioni di incontro, e di aperta discussione costruttiva, tra fautori della caccia e difensori dei diritti animali.

 

11. Il voto sul progetto di legge ungulati dovrebbe essere un voto di coscienza, libero da vincoli di partito.

 

12. Sui problemi strettamente giuridico-positivi che può sollevare il progetto di legge ritengo necessario rivolgersi, per un parere pro veritate, a un collegio interdisciplinare di penalisti, amministrativisti, costituzionalisti ed europeisti specificamente competenti. Da parte mia posso testimoniare che l’evoluzione legislativa e giurisprudenziale degli ultimi venti anni è in senso sempre più nettamente favorevole al riconoscimento dei diritti animali[1].

 

 

 

[1] Rinvio, in proposito, al volume La Questione Animale, compreso nel Trattato di Biodiritto diretto da Stefano Rodotà e Paolo Zatti, Milano, 2010, e al volume Tutela Giuridica degli Animali. Aspetti sostanziali e procedurali, di Maurizio Santoloci e Carla Campanaro, Terni, 2015.


Inviato il 12/05/2019